Nessun Covid hotel a Como. Gli albergatori del territorio lariano non hanno risposto alla richiesta di Ats Insubria per individuare strutture ricettive nelle quali accogliere temporaneamente pazienti positivi asintomatici o con pochi sintomi che non hanno la possibilità di trascorrere il periodo di isolamento a casa. Alla manifestazione di interesse per recuperare spazi adeguati per la cosiddetta degenza di sorveglianza hanno risposto otto albergatori, tutti della provincia di Varese.
<Il nostro obiettivo è poter contare su un adeguato numero di strutture su entrambi i territori di competenza dell’Ats Insubria, Como e Varese – dice Ettore Presutto, direttore socio sanitario dell’azienda – In mancanza di alternative anche i comaschi faranno riferimento alle strutture della zona di Varese più vicine al confine, ma la speranza è che arrivino proposte anche per la provincia di Como. Non c’è una scadenza, in qualsiasi momento è possibile presentare l’offerta”.
Lo stesso ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha indicato che ci devono essere Covid hotel in ogni provincia. <Ogni richiesta sarà vagliate da una commissione e poi si procederà, nel minor tempo possibile con l’attivazione delle strutture – dice Presutto – Al personale dell’hotel spetta il compito di fornire i servii tipici dell’hotel, dai pasti alla pulizia delle stanze e, in aggiunta, la misurazione della temperatura. All’Ats invece la sorveglianza sanitaria”.
Per accelerare la diagnosi e l’isolamento tempestivo dei positivi intanto, anche i medici di medicina generale faranno i test rapidi. “Dovremo partire nel giro di pochi giorni – assicurano i vertici di Ats Insubria – Abbiamo ricevuto 9mila kit, una fornitura che speriamo sia incrementata rapidamente. Al momento 180 medici si sono messi a disposizione per fare nei loro studi i test. Negli altri casi non è che manchi la volontà, ma per poter fare i tamponi servono spazi adeguati”.
Potenziato anche il servizio sms per il tracciamento dei contatti dei positivi. “Da oggi inviamo il messaggio anche ai contatti stretti che ci vengono indicati dal soggetto positivo e intercettiamo così più persone che potrebbero diffondere il contagio”, precisa l’Ats che ricorda: “Se ricevete un messaggio sms dall’Ats non è una truffa, è importante rispondere e collaborare”.