L’attacco di Confesercenti Como, le segnalazioni e il chiarimento.
Botta e risposta sulla vendita di abbigliamento e altri accessori all’interno dei centri commerciali.
Da una parte l’associazione di via Vandelli che ancora una volta in pochi giorni è scesa in campo al fianco degli ambulanti.
“Facciamo appello al prefetto – ha detto stamani il presidente Claudio Casartelli –affinché venga rispettato il Dpcm e vengano effettuati controlli nel tanti centri commerciali dove si continuano a vendere abbigliamento e altri accessori vietati dalla normativa: si tratta – aggiunge – di sleale concorrenza verso i mercati che sono chiusi”.
Mentre veniva diffuso il comunicato di Confesercenti in redazione arrivavano anche segnalazioni di cittadini e degli stessi ambulanti – corredate da foto e video – che non più tardi di ieri pomeriggio testimoniavano la possibilità di acquisto di abbigliamento nei centri commerciali. In un caso, ad esempio, è stato inviato lo scontrino insieme con il maglione comprato al Bennet di Olgiate Comasco.
E proprio Bennet a stretto giro ha chiarito la questione.
“Ci siamo attenuti scrupolosamente a quanto indicato dal nuovo Dpcm entrato in vigore ieri e alla nota di chiarimento inviata da FederDistribuzione” ha fatto sapere l’azienda attraverso l’ufficio stampa. L’allegato 23 del decreto al primo punto parla di Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari e bevande. “Alla luce di tale formulazione e delle conseguenti interpretazioni viene -chiarito – gli ipermercati erano autorizzati a rimanere aperti senza alcuna indicazione di limitazioni merceologiche”. Questo fino a ieri. “Da questa mattina – fa sapere ancora Bennet – sul sito del Governo sono stati pubblicati dei chiarimenti. Pertanto, da oggi, in tutti i punti vendita della zona rossa, in tutti i giorni della settimana, Bennet aprirà oltre alla parte alimentare, anche quella non alimentare ad esclusione dell’abbigliamento e delle calzature uomo e donna e la teleria, che non rientrano nell’elenco dei beni di prima necessità”.
Oggi infatti i reparti non accessibili erano opportunamente segnalati.