Quasi 9 imprenditori su 10 sono disponibili ad accettare la convivenza con il virus nel rispetto dei protocolli di sicurezza, ma respingono il lockdown: è quanto emerge dal sondaggio promosso da Confartigianato Como tra le aziende della provincia. Fanno parte del campione imprese che contano dai 5 ai 35 dipendenti, fino agli imprenditori individuali. La maggior parte, circa il 65%, è dubbioso o insoddisfatto dei provvedimenti messi in atto dal Governo per fronteggiare l’aumento dei contagi da Covid-19.
Tra le conseguenze subite dal primo lockdown della scorsa primavera, gli imprenditori comaschi hanno evidenziato la perdita di commesse, l’esaurimento delle risorse finanziarie disponibili, la difficoltà nel pagare gli affitti e gli impegni fiscali e nel far fronte ai pagamenti dei fornitori. Le difficoltà nel mantenere il livello occupazionale sono state incontrate soltanto dal 4,3%.
“Gli artigiani sono persone pratiche ma non incoscienti – ha sottolineato Roberto Galli, presidente di Confartigianato Imprese Como – Hanno ben chiara la gravità della situazione ed è prioritaria la tutela della salute di tutti, ma hanno anche bene in mente le conseguenze del primo devastante lockdown, che rischiano di ripetersi con conseguenze ben più rilevanti a seguito della decisione del Governo di mettere la Lombardia in zona rossa. Molte aziende sono scomparse e molte altre non riusciranno a sopportare questo ulteriore colpo alle loro fondamenta. La perdita di commesse significa perdita di fatturato difficilmente recuperabile, costruito negli anni con sforzi e sacrifici. Proprio ieri sera come Confartigianato abbiamo inviato un interpello a sostegno di diverse attività, che pur consentite rischiano di vedere ridotto ulteriormente il proprio fatturato dal divieto di spostamento delle persone da un comune all’altro. La nostra istanza di chiarimento – conclude Galli – ha cercato di evidenziare in modo deciso tutte le contraddizioni della norma per dimostrarne l’incoerenza”.