“Non posso dimenticare quanto abbiamo vissuto di tragico a livello sanitario nei mesi scorsi”: così il sindaco di Como, Mario Landriscina, spiega la sua scelta di appoggiare la decisione del governatore Fontana sulla didattica a distanza per le superiori. “Adesso sembra che non si veda ciò che sta per arrivarci nuovamente addosso. – dice il primo cittadino – La politica deve prendere delle decisioni, darsi delle priorità. Per me adesso è giusto così. Non possiamo fermare il lavoro, dobbiamo intervenire sui trasporti pubblici e tutelare la salute in primo luogo. Ecco dunque che, per breve tempo, si può, a mio avviso, ricorrere alla didattica a distanza per contenere e controllare il mondo scolastico e dei giovani”.
“Il problema dentro le scuole è indiretto, la grande questione è negli incontri in altri contesti e sui mezzi pubblici, – replica il consigliere comunale di Civitas, Bruno Magatti – Chiudere la scuola è una scelta troppo facile, si corre ai ripari partendo da qui”.
“È un peccato, perché la didattica a distanza non è la stessa cosa di quella in presenza, soprattutto per gli studenti delle superiori – commenta il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Fabio Aleotti – Non siamo ancora strutturati per garantire un livello qualitativamente sufficiente per le lezioni online. Che dovesse iniziare la scuola era noto da tempo, così come il fatto che potessero aumentare i contagi. C’è stato tutto il tempo ad esempio per incrementare le corse dei bus. E’ stata una mancanza dell’amministrazione”.
“Per i giovani è importante essere presenti – spiega Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd – La Lombardia, sull’onda dei timori per l’incremento esponenziale dei casi Covid, decide di svuotare gli istituti superiori, ma da mesi si sarebbero dovuti valutare i vari scenari, dagli orari al trasporto pubblico”.