A poco più di due settimane dall’inizio delle scuole regna ancora la confusione totale. Le istituzioni scolastiche e sanitarie non riescono a dialogare. L’organizzazione della didattica e dei trasporti è tutt’altro che perfezionata.
Presidi e docenti studiano in autonomia soluzioni per garantire l’istruzione e, al tempo stesso, rispettare le misure anti contagio.
A inizio agosto settecento presidenti di consiglio d’istituto hanno lanciato l’allarme con una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Oggi il coordinamento dei presidenti del consiglio di istituti si sta radicando sul territorio: 130 rappresentanti lombardi, portavoce – per il ruolo ricoperto – non solo dei genitori, ma anche del personale docente e non docente.
“L’aver delegato e scaricato sull’autonomia scolastica le difficoltà da parte del Ministero, non significa aver risolto i problemi che, ad oggi, sono ancora innumerevoli”, scrivono i presidenti. Tra le criticità più importanti ed evidenti, si elencano “l’esigenza immediata di un importante numero di figure professionali aggiuntive (docenti e non), il problema dei trasporti, la necessità di garantire adeguata sicurezza sanitaria alle comunità scolastiche, la ricerca di nuove soluzioni didattiche che non si può certo considerare risolta con la creazione delle pluriclassi, degli accorpamenti o con l’utilizzo della didattica digitale integrata, e infine la necessaria attenzione all’inclusione e al pieno sostegno dei ragazzi più fragili.
“Il Covid ha drammaticamente messo in evidenza le gravi problematiche già esistenti nella Scuola pubblica italiana: dalla mancanza di una seria programmazione edilizia alle classi “pollaio”, solo per citare i casi più eclatanti, frutto di decenni di tagli da parte di governi di ogni colore politico”, concludono i presidenti dei consigli di istituto, prima di lanciare un appello di adesione a tutti i colleghi della Lombardia.”