Il nodo dei trasporti resta il principale ostacolo alla ripartenza delle scuole comasche, fissata per il 14 settembre. Il problema tocca in particolare gli studenti degli istituti superiori. «Ci sono stati diversi incontri con i dirigenti scolastici, delle singole scuole e dei bacini del territorio, ma ancora non abbiamo avuto notizie di una soluzione sul tema dei mezzi pubblici i», attacca Roberto Proietto dirigente dell’Ufficio scolastico Territoriale di Como.
«Il nostro obiettivo è riportare tutti a scuola – dice il provveditore – ce lo chiedono in primis i genitori. “Aprite” è ormai la parola che ci sentiamo ripetere, dunque abbiamo lavorato con gli enti locali per la messa a punto degli spazi, per il distanziamento sociale e la sicurezza ma se nessuno porta a scuola questi ragazzi si vanificano tutti gli sforzi».
Il problema del trasporto, segnala Proietto, è legato alla necessità di garantire gli ingressi scaglionati, considerando che agli studenti che normalmente si servono del servizio pubblico, a settembre si aggiungeranno altri utenti che dovranno raggiungere il posto di lavoro in autobus. «Trovo inaccettabile – dice Proietto – che ci si accontenti perché c’è la didattica a distanza, dobbiamo portare i ragazzi a scuola e garantire la didattica in presenza. Quando parlo del problema dei trasporti non mi riferisco tanto al trasporto dei singoli comuni che stanno facendo i salti mortali per garantire il servizio con i pulmini, ma al sistema generale del nostro territorio, che deve garantire un servizio soprattutto per le scuole secondarie superiori».
«Ci sono stati tavoli regionali e provinciali – continua Proietto – ma ancora non si è trovata una soluzione adeguata. Asf dispone dei dati sui flussi, quindi dovrebbe essere in grado di mettere in atto un piano di trasporto variamente strutturato che possa portare gli studenti a scuola».
Per i banchi, le scuole si stanno muovendo autonomamente e lo stesso vale per il servizio mensa, anche se l’ipotesi più probabile è che si consumerà il pasto in classe. Sul tavolo anche il problema della carenza di docenti. «Le misure di sicurezza non fanno che acuire un problema storico – conclude Proietto – anche con un potenziamento del corpo docente facciamo fatica a coprire tutte le classi».