Gli effetti dell’emergenza Covid su industria, artigianato, commercio e servizi, sono sempre più pesanti per la provincia di Como. Il segno meno è una costante, in netto calo produzione, ordini e fatturato.
A metterlo, ancora una volta, nero su bianco è la Camera di Commercio che ha diffuso l’analisi congiunturale del secondo trimestre 2020. Sulla base delle interviste svolte nelle aziende viene dipinto un quadro molto negativo per i due territori di riferimento, Como e Lecco, rispetto allo stesso periodo dello scorso.
Per quanto riguarda il settore industriale il capoluogo comasco è addirittura la provincia lombarda che ha visto calare maggiormente produzione (-28%), ordini (-31%) e fatturato (-26,6%). Vanno male quasi tutti i settori, sia pure con dati diversi: il tessile scende del 15,9%, -20% per il legno arredo, -6% per la meccanica. Segno più (precisamente +6%) per il comparto carta stampa. A fronte di questi dati l’occupazione ne ha inevitabilmente risentito.
Anche la produzione nel comparto artigiano fa segnare una variazione negativa più marcata a Como rispetto alla media lombarda. Dati più che dimezzati per il tessile (-51,8%), -27% per la meccanica e -24% per il legno arredo.
E non va meglio nel commercio e nei servizi. Per il territorio comasco si evidenzia un calo del volume d’affari del 10,6% nel primo e del 29,1% nel secondo. Ancora una volta il dato è superiore alla media regionale.
In una situazione molto difficile le aspettative non sono certo rosee, ma qualche spiraglio positivo si vede. A preoccupare gli imprenditori artigiani, ad esempio, è la domanda estera. Secondo gli intervistati, gli effetti dell’emergenza Coronavirus continueranno a farsi sentire anche nel terziario con aspettative negative su volume d’affari e occupazione.
Intanto nei primi sei mesi dell’anno il ricorso alla cassa integrazione è cresciuto in modo esponenziale (+616,7%). Solo per rendere l’idea, in termini numerici, le ore sono passate da 2,8 milioni a oltre 20 milioni. Ad aumentare è il ricorso alla cassa ordinaria e a quella in deroga (quest’ultima registra quasi 4 milioni di ore nel semestre).