“L’area dello stadio ha un’altra valenza strategica per la città pubblica e di straordinario significato per storia e funzioni. L’amministrazione non ha tenuto conto dell’assoluta necessità di una riflessione seria prima di procedere a una concessione di dodici anni, in assenza di un quadro complessivo in cui essa possa essere incardinata. Non possiamo evitare di esprimere il nostro sconcerto e la preoccupazione per l’indirizzo che l’attuale governo cittadino ha scelto”.
Una presa di posizione chiara e trasversale, firmata da undici nomi noti di persone con ruoli e professionalità diverse all’interno della città, schierate in modo unanime con la posizione già espressa anche dagli architetti per sottolineare “l’indispensabile necessità di un filo conduttore pubblico dettato da scelte politiche strategiche per delimitare il disegno urbano della città di Como”.
I firmatari dell’intervento contro l’accordo appena raggiunto da Comune e società calcistica sono Nini Binda, Michele Canepa, Paolo De Santis, Mauro Frangi, Enrico Lironi, Moritz Mantero, Roberta Marzorati, Angelo Monti, Angelo Palma, Simona Roveda e Gerolamo Saibene.
Come già indicato dagli architetti, i firmatari invitano a ripensare l’area come “un quartiere con sport, ma anche cultura, arte e architettura, con la valorizzazione della “cittadella razionalista”, che rappresenta un unicum in Europa, a fronte del disinteresse e della sciatteria attuali”.
I firmatari sono favorevoli anche a ripensare allo stadio fuori dalla convalle e chiosano: “Qui, come per le altre aree strategiche della città, devono essere prioritari uso e interesse pubblico. Che interesse pubblico può esserci a motivare una concessione di dodici anni in un prato in erba sintetica?”.