L’università dell’Insubria si conferma quinta, come lo scorso anno, tra i piccoli atenei statali, mentre arriva in prima posizione per l’inserimento lavorativo dei propri laureati con un punteggio di 102, che evidenzia uno stacco significativo rispetto alle altre. È quanto emerge dalla nuova classifica Censis 2020/2021 delle università italiane.
Un dato anticipato dalla recente indagine Almalaurea, secondo cui l’86,2 per cento dei laureati triennali dell’Insubria e l’82% dei magistrali a un anno dal titolo ha un impiego ben retribuito, contro la media italiana che è rispettivamente del 74,1% e del 71,7%.
«È per me motivo di orgoglio sapere che i nostri laureati hanno una marcia in più sul mercato del lavoro – commenta il rettore Angelo Tagliabue -. Merito di una didattica fatta su misura per ogni studente, fianco a fianco con docenti e tutor. Anche la conferma della quinta posizione è quanto mai importante e significativa in questo anno complicato che stiamo vivendo. Nonostante le difficoltà dell’emergenza Covid, siamo stati al passo con la didattica, gli esami e le lauree a distanza, abbiamo lavorato per l’orientamento delle nuove matricole e abbiamo stanziato un piano di emergenza straordinario che prevede aiuti economici per le famiglie in difficoltà».
Le categorie prese in esame dal Censis per valutare le università sono:strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilità.
Tra le lauree magistrali dell’Insubria si distinguono Odontoiatria, che è seconda su 33 in tutta Italia, e Giurisprudenza, sesta su 48.
Tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40mila iscritti) nelle prime tre posizioni si mantengono stabili l’Università di Bologna, l’Università di Padova e quella di Firenze. Al top dei grandi atenei statali ci sono, nell’ordine, le Università di Perugia, di Pavia e di Parma.