Cgil, Cisl e Uil in rappresentanza dei lavoratori frontalieri hanno partecipato giovedì 25 giugno all’audizione della Commissione speciale Italia-Svizzera istituita presso Regione Lombardia, richiesta a seguito della comunicazione sull’accordo tra i due Paesi relativa all’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri, a firma del Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e del Presidente del Cantone Ticino, Christian Vitta, inviata al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. L’iniziativa lombardo-ticinese è stata definita dai sindacati “impropria per metodo e merito” in quanto la competenza sulla materia fiscale è dello Stato”.
“Abbiamo confermato –scrivono i sindacati- che le posizioni sull’inadeguatezza e sulla necessità di modifica del testo sottoscritto (parafato) nel 2015 tra le delegazioni di Roma e Berna, sono contenute nel documento unitario sottoscritto dalle organizzazioni italiane e svizzere Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst e Syna il 22 maggio 2019, inviato a Lombardia e Canton Ticino, che formula proposte su: tassazione speciale, tempi di transizione, garanzia dei ristorni per le comunità locali, misure di contrasto al dumping, franchigie e sistema delle detrazioni e deduzioni.
I sindacati hanno proposto l’istituzione di un osservatorio regionale permanente sul lavoro frontaliero, e chiedono il sostegno della Regione Lombardia -prima regione d’Italia per numero di frontalieri-, nel percorso nazionale verso lo “statuto dei lavoratori frontalieri”.
“Abbiamo evidenziato la necessità che nelle linee guida della prossima programmazione Interreg 2021-2026 sia data piena esigibilità al tema della governance transfrontaliera ed alle politiche di rilancio dell’economia rispetto al tema del lavoro di frontiera, -concludono Cgil Cisl e Uil- in netta controtendenza rispetto alle demagogiche politiche ticinesi del “prima i nostri” che ne hanno, invece, caratterizzato di fatto il precedente settennato”.