Le imprese del trasporto persone sono allo stremo. A settembre il comparto «potrebbe perdere oltre il 50% degli addetti che operano nel comasco». Il grido d’allarme lanciato in tutta Italia da chi opera nel settore, è risuonato con forza anche in provincia di Como per voce di Giuliano Salvaterra, esponente del comparto e di Cna Lario e Brianza. «Dallo scoppio dell’emergenza, ovvero nel dettaglio dallo scorso 21 febbraio, ultimo giorno di scuola per migliaia di ragazzi, noi siamo fermi e così i nostri mezzi – spiega Salvaterra – Per noi è un disastro. E se non accadrà qualcosa, in tanti sono a rischio. Sul territorio sono circa una ventina le aziende che inglobano servizi come quello di noleggio auto con conducente, autobus e tassisti e la metà hanno meno di 15 dipendenti. Se gli altri comparti lentamente stanno ripartendo noi siamo bloccati».
Diverse le ragioni. «Le aziende sono rimaste ferme a lungo e solo da poco stanno riprendendo con tutte le cautele del caso. – spiega Salvaterra – Poi non ci sono più gli arrivi degli stranieri negli aeroporti e dunque i nostri servizi non hanno ragione di funzionare. Anche le fiere internazionali sono solo un ricordo e le agenzie di viaggio da poco stanno ripartendo. Tutto ciò per noi rappresenta una parte consistente del nostro guadagno, da mesi svanito».
Il comparto chiede «la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione e che questa venga pagata rapidamente perché – dice Salvaterra – molte aziende stanno anticipando i pagamenti ai dipendenti dando fondo ai risparmi per ripartire ma alla fine se lo Stato non interverrà, per noi a settembre sarà impossibile ripartire». Di recente la situazione allarmante è stata fatta presente anche all’assessore alla Mobilità della Regione Lombardia Claudia Maria Terzi che porterà le istanze del comparto a Roma. E mentre si ragiona sul dopo emergenza e sul ruolo e la configurazione che dovranno avere anche i trasporti pubblici, arriva una proposta. «Invece che investire risorse cospicue in nuovi mezzi per il trasporto locale perché non pensare di utilizzare i nostri mezzi per il periodo di emergenza come bus da affiancare a quelli del trasporto pubblico per garantire tutte le norme sulla sicurezza e sul distanziamento? – chiude Salvaterra – Finita l’emergenza si ritornerebbe poi alle normali occupazioni».