«I viaggi verso l’Italia restano sconsigliati ma non proibiti, il divieto è solo per gli acquisti». Il presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino, Norman Gobbi, in conferenza stampa, interviene sull’imminente riapertura delle frontiere italiane e chiarisce che gli svizzeri potranno passare il confine per motivi turistici, incontrare conoscenti o congiunti, recarsi nelle seconde case oppure usufruire di servizi, per andare a cena o a bere un caffè. Sarà tuttavia vietato spostarsi solamente per fare shopping. “Al momento –precisa Gobbi- non sono previsti controlli sanitari accresciuti ai confini su persone che risiedono sul nostro territorio”.
L’ingresso in Svizzera è invece garantito ai cittadini confederati, a chi ha un permesso di domicilio o chi lavora regolarmente in Confederazione, mentre non è concesso per turismo, visite in generale o ricerche di lavoro, e a quanti non esercitano un’attività lucrativa. Restrizioni valide almeno fino al 15 giugno, data che coincide con l’apertura delle frontiere con le nazioni dell’area Schengen, esclusa l’Italia, che nonostante gli oltre 40mila frontalieri lombardi già rientrati al lavoro, non può godere delle stesse condizioni.
“Nel nostro Paese c’è un’ordinanza a livello federale senza eccezioni cantonali, mentre oltre confine non è così -precisa il delegato per le relazioni esterne del cantone, Francesco Quattrini-. Le Regioni possono infatti istituire delle situazioni particolareggiate come è capitato ad esempio per l’obbligo di mascherina. Gli svizzeri che si recheranno in Italia dovranno quindi fare attenzione alle disposizioni in vigore anche perché le sanzioni sono molto severe”.
“Voi potete (anzi: dovete) venire da noi a lavorare, ma noi non facciamo venire i nostri cittadini a comprare da voi”. La faccia come il fondoschiena. E l’Italia muta. Basterebbe minacciarli di non far più passare i frontalieri e calerebbero subito le loro braghe rossocrociate.