Dichiarazioni, conversazioni, esami dei tabulati telefonici, contenuto dei messaggi, risultato delle indagini specialistiche. “Tutto ciò porta ad affermare con assoluto grado di certezza che l’imputato Nello Placido si trovasse nel seminterrato ove il 20 luglio era stato dato appuntamento a Deiana intorno alle ore 12 e che in quel momento e in quel luogo vi sia stata l’aggressione a Deiana, assai probabilmente scaturita da una lite per questioni attinenti lo stupefacente e che nel corso della lite Deiana sia stato colpito con almeno 15 coltellate”.
E’ quanto emerge dalle motivazioni della sentenza di condanna del tribunale di Monza a 22 anni di carcere di Nello Placido, uno dei presunti responsabili dell’omicidio di Antonio Deiana, il 36enne scomparso il 20 luglio 2012 da Villa Guardia e il cui cadavere è stato trovato sei anni dopo in un seminterrato a Cinisello Balsamo.
Il giudice non ha riconosciuto la premeditazione. “Non vi sono sufficienti ragioni di certezza per affermare che Deiana – si legge sempre nel documento – che pure aveva avuto ragioni di contrasto con Placido, sia stato attirato in un tranello così che non vi sono sufficienti elementi per ritenere configurabile la premeditazione”. “Premeditazione – continua il testo – che non può essere affermata neppure sostenendo che Deiana venne attratto in quello scantinato perché era già stato preparato preventivamente lo scavo in cui è stato poi sepolto il cadavere perché uno scavo era già presente nel luogo per altre ragioni e venne poi solo ampliato all’esito della lite per occultare il cadavere”.
Proprio partendo dal mancato riconoscimento della premeditazione potrebbero scaturire ricorsi contro la sentenza. Non lo esclude in particolare Maruska Gervasoni, legale della sorella di Deiana, che si era costituita parte civile. La richiesta di provvisionale della sorella della vittima è stata respinta. Ora potrebbe essere presentato un ricorso.