«Prima di pensare ai Balocchi, dovremo ripensare la città. Nessuno può illudersi che Como rimanga la stessa dopo la pandemia di Coronavirus». Bruno Magatti, capogruppo di Civitas in consiglio comunale e già assessore ai Servizi sociali nella giunta di centrosinistra guidata da Mario Lucini, ragiona sullo scenario che si aprirà di qui a pochi mesi nel capoluogo lariano.
Il Corriere di Como ha rivelato nei giorni scorsi che a fine maggio dovrebbe essere pronto il nuovo bando per gli eventi natalizi. Un testo che risentirà, in modo inevitabile, di quanto accaduto in questi mesi. La domanda che molti si fanno è: ha un senso mettere in piedi la macchina organizzativa della Città dei Balocchi senza sapere quale sarà il quadro epidemiologico in autunno? «Personalmente non nascondo le mie preoccupazioni – dice Magatti – in inverno è del tutto probabile che il virus torni e, con la malattia, torneranno la paura e l’ansia delle persone. Una Città dei Balocchi simile alle ultime non sarà possibile».
Ma il punto vero, per l’ex assessore, è un altro: la pandemia, spiega Magatti, ha messo a nudo tutti i punti deboli della città. In qualche misura li ha aggravati. «Pensiamo alla mobilità o all’affollamento del centro storico: è chiaro che la concentrazione di auto e di visitatori, in determinati giorni e in determinati punti, non soltanto non sarà più possibile ma sarà addirittura da evitare. Non basta spezzare in due il bando, o prevedere di utilizzare nuovi spazi».
Un ragionamento che, in qualche modo, è condiviso anche da Enrico Cenetiempo, capogruppo di Forza Italia con un passato di assessore al Patrimonio nella seconda giunta di Stefano Bruni. «Organizzare l’evento sarebbe sicuramente un segnale importante, ma tutto dev’essere fatto in totale sicurezza. Non potremo certo avere le 100 casette dell’ultima edizione, bisognerà garantire il distanziamento sociale. Non è facile».
Alle condizioni odierne, ammette Cenetiempo, «è difficile immaginare che cosa sarà la Città dei Balocchi del 2020. Peraltro, credo che tutto debba essere subordinato a una clausola sanitaria: se l’epidemia dovesse tornare, l’evento non potrebbe che saltare. Personalmente, salverei comunque l’illuminazione delle piazze, anche se ci fosse il divieto d’ingresso. Potremmo vederle in streaming e – conclude – e farne l’immagine di Como da far girare in tutto il mondo».