“Decidere cosa fare, attivare i nuovi reparti, sanificare, definire i percorsi, informare e istruire il personale. Tutto, in una continua, frenetica corsa contro il tempo. “La difficoltà più grossa con la quale mi sono dovuta confrontare è stata la velocità. Non si poteva e soprattutto non si doveva, dimenticare nulla e non c’era tempo”. L’emergenza Covid-19 al Sant’Anna vista dagli occhi di Anna Michetti, responsabile della direzione assistenziale e delle professioni sanitarie e sociali dell’Asst Lariana. A lei fanno capo 22 coordinatori, 513 infermieri e 149 operatori socio-sanitari, oltre a 27 tecnici di radiologia, 44 tecnici di laboratorio e 20 fisioterapisti.
Un mondo da riorganizzare in pochi giorni per far fronte alla trasformazione dell’ospedale e rispondere all’emergenza sanitaria. A partire dall’addestramento del personale: vestizione e svestizione, corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuali, assistenza al paziente con insufficienza respiratoria, utilizzo dei “caschi”. Passaggi fondamentali per garantire l’assistenza ed evitare il rischio di contagio.
Riunioni una dietro l’altra, notti insonni. “Mi capitava di svegliarmi ricordandomi di qualcosa che non bisognava tralasciare e mi segnavo tutto subito – dice Anna Michetti – Mi sembrava di essere sempre un passo indietro rispetto alle esigenze e mi chiedevo e mi chiedo in continuazione se ho previsto e fatto tutto”.
Ora che finalmente si intravede uno spiraglio, Anna Michetti pensa agli aspetti psicologici: “Tutto il personale dovrà fare un grande lavoro personale su di sé, magari con l’aiuto di persone competenti, da solo o in gruppo – dice – Le emozioni vissute hanno comportato un impatto emotivo molto importante per il numero di pazienti arrivati, la velocità degli accessi, le modalità di cura, l’assenza dei familiari al paziente. Senza contare il timore di veder proiettata su di sé la malattia. Penso alla paura, alle famiglie, ai bambini, agli anziani, alla preoccupazione nel tornare a casa, alla fatica nel mantenere le distanze”.
“Se c’è un aspetto positivo di tutta questa esperienza – conclude Michetti – è la riconferma che da soli non si può fare nulla e che è fondamentale il lavoro con gli altri, la collaborazione, l’ascolto”.