“Non necessaria, illogica, irresponsabile e sproporzionata, ancora di più perché fatta di fronte al figlio di appena 12 anni”. Così il giudice Maria Luisa Lo Gatto descrive, nelle motivazioni della sentenza, la reazione di Gabriele Luraschi, 47enne di Fenegrò, al litigio con Hans Junior Krupe, 25 anni. Era la sera del 16 giugno scorso e quella reazione di Luraschi, nata da una discussione per qualche schizzo d’acqua, è finita con l’omicidio del 25enne, ferito con un coltello e morto dissanguato durante la festa del paese, a Veniano.
L’omicida, Gabriele Luraschi, è stato condannato in primo grado nel processo con rito Abbreviato a 14 anni, 2 mesi e 20 giorni di carcere per omicidio e porto d’arma in un luogo pubblico. Delusi e amareggiati per la sentenza i familiari della vittima, che invocavano una pena ben più severa. Al contrario, la difesa, che sosteneva la tesi della legittima difesa, è pronta a impugnare la decisione.
Nelle motivazioni della sentenza, il giudice respinge la tesi della difesa. “Quella di Luraschi non fu una difesa – si legge nel documento – ma una ritorsione nei confronti di un ragazzo che l’aveva bagnato con la fontanella e poi l’aveva offeso. La volontà omicida fu autonoma rispetto a necessità di difesa”. “Fu l’imputato ad avventarsi contro l’avversario e non viceversa”, scrive ancora il giudice nella ricostruzione dell’omicidio.
Dopo aver accoltellato Hans, Luraschi aveva riaccompagnato a casa moglie e figli prima di chiamare un amico carabiniere per costituirsi e confessare quello che aveva fatto. Era convinto di aver solo ferito il giovane. La coltellata invece era stata fatale al ragazzo.