Le associazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil di Como e Varese nelle ultime settimane hanno lavorato a stretto contatto con le centrali cooperative, Confcooperative e Legacoop, per l’attivazione del Fondo di integrazione salariale –Fis-: la cassa integrazione del settore cooperativistico. Gli addetti del settore, tra i primi a fermarsi lo scorso 23 febbraio. L’obiettivo condiviso –spiegano le sigle- è stato quello di utilizzare gli ammortizzatori sociali specifici previsti dal cosiddetto decreto “cura Italia”. La chiusura degli accordi ha permesso quindi di riconoscere uno strumento di sostegno minimo di protezione in questo momento di crisi ed emergenza.
Le domande, pervenute al tavolo di lavoro da tutta Italia, da cooperative operanti nei territori delle province di Como e di Varese, hanno riguardato 100 cooperative sociali per un totale di 3.700 addetti, che hanno richiesto l’attivazione del Fis per quasi 700 mila ore. Ogni Cooperativa ha potuto presentare domanda per un massimo di 9 settimane consecutive. Gli ambiti coinvolti da questa sospensione sono stati prevalentemente i settori dell’assistenza scolastica, del supporto alle attività para-scolastiche (mensa pre/post scuola ecc), domiciliari per minori e disabili, dei servizi diurni per disabili e delle pulizie nelle scuole.
Alcune cooperative si sono impegnate ad anticipare le quote inerenti gli importi del Fis (che prevede la corresponsione dell’80% del salario), senza attendere i tempi dell’Inps che ad oggi non sono prevedibili. Per questo motivo Cgil, Cisl e Uil hanno già chiesto, a livello nazionale, di anticipare i tempi di pagamento.