“Sono gli stessi frontalieri a segnalare questa preoccupazione: che senso ha che noi in Italia stiamo a casa, poi in realtà andiamo a lavorare in uno stato dove c’è molta più libertà di azione, e dove il rischio di contagio è maggiore, e rischiamo di rivitalizzare il contagio nelle nostre terre”, spiega Andrea Puglia responsabile frontalieri Ocst.
“I frontalieri sono tutti potenziali vettori del virus” ieri l’avvertimento del presidente dei medici lombardi, Gianluigi Spata, riguardo alle condizioni di rischio di circa 15.000 lavoratori impegnati in Canton Ticino, più di 4000 nel comparto sociosanitario e farmaceutico.
Nel cantone oggi sono 26 i nuovi casi positivi, 2953 in totale, diverse le sollecitazioni arrivate sulla necessità di estendere alla fascia di confine, la più colpita della Svizzera, ma anche quella che ha applicato misure più severe, di adottare le stesse restrizioni italiane.
Già un successo aver ottenuto da Berna norme più rigide rispetto al resto della confederazione, spiega Andrea Puglia, responsabile dei frontalieri del sindacato Ocst.
In Svizzera sono 26732 i casi positivi, la Confederazione spinge per riaprire, e anche il Ticino si prepara ad allentare la stretta.
“Ufficialmente le misure scadono domenica, però in queste ore, al massimo entro sabato, verranno proclamate nuove misure che verranno estese fino al 3 maggio, come in Italia, ma saranno molto meno severe di quelle italiane.
Già da lunedì -comunicano le autorità cantonali- riaprono i cantieri, permessa però la presenza di un massimo di 10 operai.
Osservazioni che lasciano il tempo che trovano.. Se il posto di lavoro è configurato nel rispetto delle ordinanze e indicazioni degli uffici competenti andare a lavorare è molto meno rischioso che andare a fare la spesa…