“Non ho mai visto così tanta gente soffrire e morire insieme. Per molti pazienti arrivati da noi ormai non c’era più nulla da fare. L’aspetto più doloroso è stato l’allontanamento dei parenti”.
Roberto Pusinelli guida il pronto soccorso del Sant’Anna. Dall’inizio dell’emergenza, il reparto ha accolto fino a 60 persone al giorno e un totale di oltre 500 pazienti, tutti con sintomi riconducibili al Coronavirus, soprattutto febbre e tosse. “Da subito, oltre al tampone, abbiamo sottoposto tutti i pazienti fortemente sospetti a radiografia e tac del torace – spiega il medico, che è anche direttore del dipartimento di emergenza, rianimazione e anestesia dell’Asst Lariana – Tutti i casi di polmonite interstiziale venivano così evidenziati e senza aspettare il risultato del tampone si potevano iniziare le prime cure”.
Nella prima fase dell’emergenza, al Sant’Anna arrivavano soprattutto pazienti trasferiti dalle zone più critiche. Dall’inizio di marzo invece è cominciato l’afflusso dei pazienti del territorio. “Abbiamo dovuto riorganizzare gli spazi – spiega Pusinelli – e aumentare le aree del pronto soccorso dove accogliere le persone. L’organizzazione e la pianificazione della gestione della crisi definita con la direzione hanno funzionato per la professionalità e il senso del dovere del personale medico e infermieristico”.
I posti letto sono passati da 24 a 59. Quattro medici del pronto soccorso hanno contratto il virus e uno di loro è stato ricoverato in rianimazione. “Nonostante i dispositivi di protezione ci sono stati quattro contagi – dice Pusinelli – Ora fortunatamente il collega che ha avuto conseguenze più gravi sta meglio e il peggio sembra essere passato. Direi che in generale sembra vedersi una luce, uno spiraglio ma l’attenzione deve rimanere ancora alta e si devono continuare a rispettare i divieti per evitare di ripiombare nell’emergenza”.