(ANSA) – NORCIA (PERUGIA), 21 APR – Una visita a sorpresa, "un giorno speciale, un momento di luce in mezzo alle macerie", racconta oggi all’ANSA Luciano Severini, allora anima pulsante della frazione, la visita a sorpresa che nel primo pomeriggio del giorno di San Francesco del 2016, il Papa con il nome del Poverello fece a San Pellegrino di Norcia, già duramente colpito dalla scossa di terremoto del 24 agosto che provocò morte e distruzione ad Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Una visita silenziosa, senza cerimoniale, ma destinata a lasciare un segno profondo. Ad accoglierlo, con emozione e incredulità, era stato il vescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, l’allora sindaco Norcia Nicola Alemanno e l’intera comunità del borgo, ancora stordita dalla devastazione e dalla paura. Nessuno sapeva della visita. "Fu emozionante e commovente – ricorda ancora Luciano -, un’emozione forte, gente che piangeva. Non capita tutti i giorni di vedere arrivare il Papa nel proprio paese distrutto". Durante la visita, mentre si raccoglieva in preghiera accanto alla chiesa parrocchiale crollata, Papa Francesco ricevette un dono inatteso: un’effigie della Madonna di Montesanto, recuperata proprio da quella chiesa sventrata dal sisma. A porgergliela fu Riziero Orsini, abitante di San Pellegrino. "L’avevo a casa – racconta ora all’ANSA -, l’avevo salvata dal terremoto. Quando ho visto il Papa ho sentito che dovevo donargliela. All’inizio non volevano farmi avvicinare, ma gli spiegai che era un’immagine sacra e indicai il monastero da cui proveniva. Lui la prese con gratitudine e disse grazie e che si sarebbe informato della tradizionale processione". Quel momento di raccoglimento davanti alle rovine, insieme alla comunità ferita, fu per molti un’iniezione di speranza. "Non c’erano discorsi, non c’era retorica", ricorda Alemanno. "Era lì, con noi, a condividere il nostro dolore, fu una grande iniezione di speranza", dice ancora l’ex sindaco. La presenza del Papa, così semplice e profonda, resta uno dei simboli più vivi di quel periodo di prova. "Eravamo tra le ultime comunità toccate da quella prima ondata di scosse – aggiunge Severini – e lui venne da noi. Un gesto che non dimenticheremo mai". (ANSA).