“Una gran quantità di professioni a rischio, ma contemporaneamente lo sviluppo di queste tecnologie richiede nuove competenze”, dichiara Giulio Casati, fisico comasco e professore emerito dell’Università dell’Insubria. Il rischio della dequalificazione delle professioni, della mancanza di empatia, del lato più umano che – temono alcuni – potrebbe diventare sempre più piatto, distaccato e artificioso. Fino alla tanto annunciata perdita di posti di lavoro. Accanto alle sue innegabili potenzialità, sono questi alcuni rischi che l’intelligenza artificiale porta con sé. È uno scenario destabilizzante, ma – al contempo – difficile da prevedere. Quel che è certo è che l’intelligenza artificiale cambierà indubbiamente il nostro modo di lavorare e noi dovremo inevitabilmente adattarci a un’economia che cambia. Molti settori diventeranno sempre più automatizzati e la perdita di manodopera appare quindi sempre più concreta. Contemporaneamente, però, si aprono nuove prospettive.
Ciò che conta è ribadire – e mantenere – la centralità dell’uomo, scongiurando i rischi di “schiavitù”. Non è l’uomo, insomma, a doversi adattare a una digitalizzazione che avanza, ma è la tecnologia che deve essere, sempre, al servizio dell’uomo. L’intelligenza artificiale sta già rivoluzionando il presente.
Intelligenza artificiale, i rischi di un mondo del lavoro che cambia: parola agli esperti
“Ci saranno nuove attività. Molte scompariranno, ma ce ne saranno di nuove“, assicura il fisico Casati. Inevitabili le conseguenze dell’intelligenza artificiale, lo sottolinea anche il presidente di Cineca, Francesco Ubertini. “Quanti mestieri saranno impattati da questo cambiamento? Tantissimi”, dichiara Ubertini, che poi precisa: “Io parlerei più di una trasformazione del lavoro. Non sarei tanto preoccupato della perdita di posti di lavoro, ma dobbiamo essere in grando di cogliere questa trasformazione. Il futuro sarà fatto da tantissime professioni che saranno in grado di sfruttare le potenzialità di questa tecnologia“.
“Ormai è un processo da cui non potremo fare a meno di essere coinvolti. Ma sta a noi però fare in modo che l’uomo sai al centro e non ne sia vittima“, ha aggiunto il professor Luca Levrini, docente Università degli studi dell’Insubria.