“La tragica morte di Salvatore Minissale, capocantiere di 54 anni, caduto da un tetto mentre lavorava alla realizzazione della nuova scuola media di Fino Mornasco, ci colpisce profondamente e impone una riflessione dura, necessaria, collettiva. Morire in un cantiere pubblico, mentre si costruisce un luogo dedicato all’istruzione, è un paradosso intollerabile. Lì dove si dovrebbe edificare il futuro delle nuove generazioni, si continua a morire di lavoro”. Così i sindacati uniti Cgil, Cisl e UIl.
Proprio ieri, poche ore prima di questa tragedia, è stato sottoscritto in prefettura un Protocollo d’Intesa sulla sicurezza sul lavoro (ne parlavamo qui), che coinvolge istituzioni, associazioni sindacali e datoriali, enti ispettivi e l’Ufficio scolastico provinciale.
“Non bastano i protocolli – aggiungono le sigle sindacali – Servono controlli rigorosi, investimenti strutturali, e soprattutto serve una cultura diffusa, concreta e quotidiana della sicurezza che metta al centro la vita delle persone. Chiediamo che in tutti i cantieri, a partire da quelli pubblici, sia garantita una reale agibilità sindacale, che i nostri Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriali (Rlst) possano esercitare pienamente il loro ruolo. Gli Rlst sono un presidio attivo di vigilanza e consapevolezza, una rappresentanza che valorizza l’intera filiera della prevenzione. Devono poter collaborare in modo continuativo con le imprese e con gli Rspp aziendali, in un’ottica di corresponsabilità e di tutela collettiva.
Purtroppo, in troppi casi questa collaborazione si rivela difficile da attuare: ci sono ancora imprese, preposti e responsabili che considerano la sicurezza come un ostacolo, un costo in termini di tempo e produttività, anziché come il primo dovere nei confronti di chi lavora.
La sicurezza non può essere ridotta a un adempimento formale. È un diritto, un valore, una responsabilità condivisa che va agita in ogni fase del lavoro.
Come organizzazioni sindacali confederali, chiediamo che si faccia piena luce sull’accaduto. Ma soprattutto, chiediamo un cambio di passo: serve che tutte le figure coinvolte – istituzioni, imprese, stazioni appaltanti, enti di controllo – assumano fino in fondo la consapevolezza che la vita delle lavoratrici e dei lavoratori viene prima di tutto. Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per chi lavora e per l’intera società. Perché gli infortuni e i decessi sul lavoro hanno un costo sociale altissimo, umano ed economico, che non è più accettabile”.
Questa la nota firmata da Cgil Como – Sandro Estelli, Cisl dei Laghi – Daniele Magon, Uil del Lario – Dario Esposito, Feneal Uil Annunziato Larosa, Filca Cisl Cristian Buffagni, Fillea Cgil Luca Vaccaro.