(ANSA) – ROMA, 09 APR – Quasi un milione di donne che lavorano nella scuola italiana, ma con pochissime possibilità di carriera, con problemi nella mobilità, con retribuzioni non all’altezza del titolo di studio, troppo precariato e con un rischio di burnout che non viene però riconosciuto: servono risorse e un più generale riconoscimento del ruolo femminile nel comparto dell’istruzione. Sono i temi al centro dell’azione dell’Anief, l’associazione professionale e sindacale che rappresenta tutte le professionalità dell’istruzione dell’università e della ricerca, di ruolo e precarie. Temi approfonditi stamattina nel corso del dibattito ‘La donna e il lavoro nella pubblica amministrazione in Italia e in UE’ nella Sala delle Bandiere dello Spazio Europa di via IV Novembre a Roma, organizzato dalla Confederazione europea dei sindacati indipendenti (Cesi) in collaborazione con la stessa Anief, la Csa e la Cisal. A rappresentare Anief il presidente Marcello Pacifico, che è anche presidente dell’Accademia Cesi, e la segretaria generale Chiara Cozzetto. Al convegno hanno preso parte anche il capo dell’ufficio di Collegamento del Parlamento Europeo a Roma Carlo Corazza e il provveditore di Roma Danilo Vicca. "Oggi si parla di donna sulle cronache purtroppo in particolare per gli episodi di violenza – ha detto Pacifico – ma bisogna fare il punto sul trattamento lavorativo, sullo stipendio, sulle opportunità, bisogna capire che c’è qualcosa da cambiare, una certa ‘cultura’ che non è cultura ma bestialità che poi porta ad atti di violenza. Dobbiamo educare all’affettività? Giusto, ma con quali risorse e in quali ore? Servono risorse e organico". "Bisogna educare nelle scuole alla convivenza civile, al rispetto, alla cooperazione – ha affermato Cozzetto – Bisogna educare a essere cittadini del mondo, a non avere pregiudizi nei confronti di determinate categorie ma lavorare insieme su una strada comune". (ANSA).