La cartellonistica non riporta né la data di inizio lavori né tantomeno quella di fine e ad oggi una fine sembra molto difficile da prevedere. A Como degli storici giardini a lago è rimasto ben poco, qualche vecchio gioco di scorge in lontananza così come la locomotiva simbolo dell’area. Non c’è più il fontanone e dove un tempo c’erano i bambini intenti a giocare ora ci sono erba incolta e macerie.
Il cantiere è sempre più in bilico. L’ultimatum posto dal sindaco di Como, Alessandro Rapinese, è scaduto ieri. Manca soltanto l’ufficialità ma sembra essere vicina una determina di Palazzo Cernezzi che potrebbe siglare il divorzio dall’azienda che si è aggiudicata l’appalto.
Ma quali scenari si potrebbero ipotizzare se si arrivasse davvero ad un addio al consorzio della provincia di Agrigento che avrebbe dovuto concludere i lavori alla fine di aprile (dopo aver chiesto una proroga lo scorso mese di gennaio). Potrebbero aprirsi contenziosi legali e comunque i lavori dovrebbero essere riassegnati. Ma quali sarebbero a questo punto i tempi? Le opposizioni, in un tale clima di incertezza vanno all’attacco con le parole del consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Lorenzo Cantaluppi che parla di: “Scadenze evaporate e promesse svanite” che si sommano alla richiesta di dimissioni dell’assessore al Verde, Parchi e Giardini, Chiara Bodero Maccabeo avanzata dal Partito Democratico nelle scorse ore.
Ad oggi – insomma – tra vegetazione incolta, attività commerciali chiuse o spostate, e poche opere realizzate, tutto sembra tranne che intravedersi una fine. Anzi sembra proprio che la bella stagione vedrà l’area inaccessibile.