Viabilità, funzioni accessorie dell’impianto e nuovo autosilo al “Pulesin” sono i nodi critici evidenziati da Legambiente. Non accenna a spegnersi il dibattito intorno al nuovo Sinigaglia. Dopo la presentazione del progetto da parte del Como 1907 in Comune, la discussione sullo stadio 2.0 e la riqualificazione dell’intera zona si allarga ulteriormente. Intervengono anche gli ambientalisti del Circolo “Angelo Vassallo” che esprimono una serie di considerazioni partendo da quella che, con tono quasi rassegnato, viene definita “una presa d’atto” e cioè che sembra ormai “archiviata ogni possibile discussione in merito alla costruzione di un impianto fuori dal perimetro cittadino” e sottolineando che è stata presentata una richiesta di accesso agli atti per poter visionare la documentazione completa “avendo una conoscenza parziale e mancando qualsiasi riferimento al piano economico e finanziario. Inoltre, assieme ad altre associazioni, è già stata presentata una lettera all’amministrazione comunale in cui si chiede di garantire partecipazione e trasparenza nell’ambito di una procedura che cambierà il volto di una importante porzione della città.
I nodi critici secondo Legambiente
Le prime critiche mosse partono dal tema “viabilità, accessi alla zona e sosta”. “La realizzazione di un autosilo nell’area del ‘Pulesin’ appare irragionevole – si legge nel documento del direttivo – si tratta di un punto già ora molto congestionato. 400 posti lì andrebbero ad aggravare una situazione viaria già compromessa”.
Quindi la questione pedonalizzazione dell’area attorno allo stadio definita “apprezzabile” ma che potrebbe essere “valorizzata ad esempio da una velostazione per sviluppare l’accesso con mobilità dolce” al Sinigaglia. Infine, ma si tratta di una voce certamente non secondaria, Legambiente torna sulle funzioni da insediare. “Si nota una prevalenza di quelle di tipo commerciale e ricettivo che sembrano utili principalmente a massimizzare il ritorno economico – si legge ancora nel documento – ci preoccupa in particolare la collocazione di un hotel multipiano che poco sembra raccordarsi con l’ambiente circostante”. Inoltre – viene sottolineato – andrà valutata – e qui il rimando è alla Soprintendenza – l’inserimento del nuovo edificio tra le architetture razionaliste da una parte e il paesaggio del lago dall’altra.
Intervenire sullo stadio significa – dicono ancora gli ambientalisti – porre una condizione precisa e cioè che “gli interessi in gioco siano correttamente bilanciati”. “Da una parte – scrivono – l’interesse della società di portare a termine un progetto impegnativo dal punto di vista economico, che deve avere un ritorno nel tempo adeguato e remunerativo e dall’altra quello della collettività che può ottenere la ristrutturazione di una importante infrastruttura sportiva e la riqualificazione dell’area senza però perderne la fruibilità”.

