“La dimensione volumetrica eccessiva, la posizione e le proporzioni dei nuovi edifici “complementari” che stravolgono gli equilibri dell’area sportiva esistente; la realizzazione di funzioni diverse da quelle sportive che renderà quotidiano il problema del traffico”, in una zona in cui la situazione viabilistica è già compressa, e, in ultimo ma non per importanza, “la sicura mancanza di parcheggi”. L’architetto comasco Ado Franchini, tra i firmatari dell’appello rivolto direttamente a Palazzo Cernezzi e alla società lariana Como 1907, non nasconde il suo scetticismo verso il progetto del nuovo stadio Sinigaglia.
Per Franchini è necessario ammettere “il diritto dei cittadini alla partecipazione e a un dissenso critico verso un’operazione che ha un carattere esplicitamente finanziario e immobiliare, su un’area pubblica così speciale”. Inoltre, prosegue l’architetto comasco, “la scelta di trasformare lo “stadio più bello del mondo” in una nuova attrazione turistico-sportiva-commerciale” non sarebbe “uno scambio conveniente per la città, mentre è molto conveniente per chi investirà su quest’area urbana di pregio, con un alto rendimento economico privato. Nessun boicotaggio quindi, ma la richiesta di una revisione radicale”, conclude Ado Franchini.
Il timore dell’architetto, in particolare, è che “il clamore “da stadio” nei riguardi del nuovo Sinigaglia possa favorire il silenzio attorno all’iter di altre operazioni, che sono le ultime aree strategiche per il futuro della città”. Tra queste, dichiara Franchini, “il progetto del grande parcheggio in Ticosa, urbanisticamente e finanziariamente sbagliato, invece di restituirla ai cittadini per creare quei servizi mancanti da decenni in tutta la città”.
“Io penso che lo stadio Sinigaglia, in una misurata riqualificazione che includa anche alcune funzioni complementari, debba tornare all’uso dei cittadini e delle attività sportive per le quali era stato creato, per ospitare eventi culturali e musicali, per le associazioni sportive cittadine”, ha aggiunto Franchini. “Non mi pare – ha concluso – che questa scelta di equilibrio sia davvero garantita da chi ora vuole trasformarlo con questo progetto”.
Quindi, ha precisato ancora l’architetto: “Penso che comunque valga ancora e sempre il principio che un bene di proprietà pubblica debba rinascere e trasformarsi, anche con la partecipazione di investimenti privati, ma continuando a essere al servizio della città, senza demandare alla volontà e al vantaggio altrui le decisioni su cosa è meglio per il nostro futuro”.
Le altre posizioni (contrapposte)
Anche l’associazione Civitas – Progetto Città, di cui per altro Franchini fa parte, sottolinea l’importanza del contributo offerto dall’architetto e chiarisce la sua posizione. L’associazione “non è ostile a che si proceda a un’intelligente ristrutturazione del Sinigaglia, ma il nodo cruciale è rappresentato dai contrappesi pubblici alla proposta privata. Se sono sufficientemente chiari i ritorni dell’investitore privato, non altrettanto sono quelli alla collettività”.
Anche l’architetto Ebe Gianotti, presidente del MAARC – Museo Virtuale Astrattismo Architettura Razionalista di Como, è intervenuta nella querelle dopo la lettera degli architetti. “Archistar, intellettuali e vip contro il nuovo stadio di Como, ma non sempre i grandi nomi hanno ragione. Anzi, spesso le loro sono battaglie di retroguardia. Spesso hanno davvero torto. L’elenco delle opere boicottate è lungo e ora lo stesso copione sta andando in scena a Como”, si legge sui social.
Nuovo stadio Sinigaglia, l’iniziativa dei tifosi biancoblu
Nel frattempo, anche i tifosi si mobilitano e, su iniziativa di Simone Moretti, sindaco di Olgiate Comasco nonché storico supporter del Como, arriva la raccolta “10mila firme”.
“Dopo la lettera di architetti, intellettuali e saggi – ha scritto Moretti su Facebook – forse in maniera altrettanto formale sarebbe il caso di mettere nero su bianco anche la posizione di tutti i tifosi sul destino dello stadio”. Intanto il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, resta fermo sulla sua posizione: “Lo stadio è lì e lì deve rimanere”.