(ANSA) – FIRENZE, 28 MAR – Nel febbraio del 1944, a soli 15 anni, Giunio Leoncini decise di lasciare la famiglia che viveva a Castelfiorentino (Firenze) per raggiungere altri giovani sulle colline di Montaione, nella valle del fiume Elsa, e unirsi alla lotta di Liberazione. Era un ragazzino e la sua vicenda è rimasta finora sconosciuta, anche perché nel Dopoguerra emigrò in Australia. Ora emerge per la prima volta per delle ricerche fatte in Comune in occasione dell’anniversario della Liberazione. Sono stati rintracciati suoi discendenti che vivono nel Paese agli antipodi. Leoncini emigrò in Australia facendo vari lavori e trovando infine un’occupazione in una raffineria della Shell. Fu naturalizzato cittadino australiano nel 1970, della sua storia non si sapeva nulla fino a poche settimane fa quando per una ricerca anagrafica si è potuto rintracciare la sorella Magda, alloggiata in una Rsa, e quindi risalire ai discendenti che dall’Australia sono venuti a trovare la zia. L’amministrazione comunale li ha accolti in municipio, consegnando al figlio David una pergamena "alla memoria di Giunio Leoncini, combattente per la Libertà". "La ricerca è partita nell’ambito di una ricerca sui volontari di Castelfiorentino, finanziata con un contributo del Consiglio Regionale della Toscana per l’80/o anniversario della Liberazione – spiegano gli assessori alla cultura, Franco Spina, e alla memoria, Marta Longaresi – In questo caso, tuttavia, è affiorata una vera e propria perla, la vicenda del partigiano più giovane di Castelfiorentino che all’epoca aveva poco più di 15 anni, puntualmente documentata essendo stata conservata dai suoi discendenti che ancora oggi vivono in Australia e che abbiamo incontrato due giorni fa, insieme alla sorella di Giunio, Magda, che vive ancora qui a Castelfiorentino". "Una bella storia – concludono – di cui abbiamo appreso diversi aneddoti, indicativi di un coraggio e una temerarietà non comune che fa orgoglio e onore a tutta la nostra comunità". Giunio Leoncini decise di lasciare genitori, due sorelle e la sicurezza di un luogo abbastanza riparato (la famiglia era sfollata in aperta campagna al Castello di Oliveto), per raggiungere nel febbraio1944 altri giovani più grandi di lui nelle colline di Montaione, a San Vivaldo, località teatro di scontri decisivi fra i tedeschi in ritirata e la fanteria degli Stati Uniti che avanzava sulla linea del fronte tra Volterra e Firenze. Sotto il comandante partigiano Duilio Borgioli, il giovanissimo Giunio divenne ben presto – secondo un rapporto redatto dallo stesso Borgioli – la ‘mascotte’ della brigata, distinguendosi per il suo coraggio "sempre primo fra tutti", e "più volte citato all’ordine del giorno per il suo comportamento nella lotta antinazista", tra il febbraio e il marzo 1944. In seguito, il 3 febbraio 1945, Giunio Leoncini si sarebbe unito ad altri 72 volontari di Castelfiorentino per andare a combattere sulla Linea Gotica contro i tedeschi. (ANSA).