(ANSA) – TARANTO, 22 MAR – "È un’emozione grandissima essere arrivati a questa fase. Paola era una ragazza splendidamente ‘normale’, eppure i suoi messaggi erano semplici e forti, ed è di questo che ancora oggi abbiamo bisogno". Così Lucia D’Ammacco, mamma di Paola Adamo, la ragazza morta il 28 giugno 1978, a 14 anni e otto mesi, a causa di una epatite virale fulminante, per la quale è in corso il processo per la causa di beatificazione e canonizzazione. Oggi, dopo la celebrazione da parte dell’arcivescovo di Taranto Ciro Miniero nella chiesa San Giovanni Bosco, si è chiusa l’indagine del Tribunale diocesano sulla causa per la vita, le virtù e la fama di santità della giovane, già riconosciuta Serva di Dio. E’ dai suoi appunti e dai temi che emergono le sue posizioni contro il bullismo e gli stereotipi, l’importanza delle amicizie, la sua idea di scuola quale ambiente familiare e accogliente. Paola Adamo nacque a Napoli il 24 ottobre 1963, figlia di Claudio Adamo e Lucia D’Ammacco, cooperatori salesiani, e visse a Taranto. Nel giugno 2017 l’allora arcivescovo Filippo Santoro nominò don Martino Mastrovito postulatore della causa. Chiusa l’indagine diocesana, ora l’incartamento passerà alla Congregazione delle cause dei Santi di Roma, dove un’apposita commissione valuterà se ci sono i documenti necessari e le basi per avviare la causa di beatificazione. "Dalle esperienze che sono state raccolte – ha detto l’arcivescovo Ciro Miniero – si evince un ricordo di questa ragazza che dà energia nuova di vita. Il suo è stato veramente un esempio che ha trascinato, non perchè lei abbia fatto cose eccezionali ma perchè nella vita ordinaria è stata eccezionale. Questo è venuto fuori dalle testimonianze raccolte. Noi pensiamo alla santità come degli esseri che sono venuti dal cielo, ma Paola è stata una ragazza che ha vissuto la sua vita nella serenità e nella quotidianità". (ANSA).