Una vita da usuraio, ma ora la giustizia presenta il conto a un pensionato comasco di 79 anni, già arrestato nel 2020 dalla guardia di finanza nell’ambito dell’operazione “Chi vuol essere milionario”. A distanza di cinque anni, dopo aver terminato gli accertamenti sul patrimonio accumulato negli ultimi trent’anni dallo strozzino, le fiamme gialle hanno sequestrato 13 immobili e conti correnti intestati allo stesso pensionato o a moglie e figli per un valore totale di più di 2,5 milioni di euro.
Le fiamme gialle hanno ricostruito la storia patrimoniale degli ultimi trent’anni del pensionato. Come previsto dal Codice delle leggi antimafia, in pratica, hanno analizzato il valore di beni e ricchezze accumulate nel tempo dall’uomo – nel frattempo condannato per le accuse di usura – e hanno verificato se questi fossero compatibili con i redditi legalmente dichiarati. La sproporzione tra le spese sostenute rispetto a quanto guadagnato onestamente ha portato a una misura patrimoniale disposta dal tribunale di Milano che ha permesso il maxi sequestro di beni intestati non solo al pensionato ma anche a familiari stretti.
Nell’elenco degli immobili sequestrati compaiono 13 appartamenti, box, garage e terreni tra Como, Luisago, Cadorago, Inverigo e Valle Intelvi. Non abitazioni di pregio o ville. Nulla di appariscente insomma, probabilmente anche per non destare ulteriori sospetti. Un atteggiamento che non è bastato al pensionato ad evitare i dettagliati accertamenti della guardia di finanza e il provvedimento del tribunale.
L’inchiesta che nel 2020 aveva portato all’arresto del pensionato e di altre due persone aveva fatto emergere un gigantesco giro di usura, con le vittime costrette anche a cedere immobili di proprietà agli strozzini per ripagare i debiti. Il pensionato, secondo l’accusa, tra il 2012 e il 2019 aveva concesso prestiti per un importo complessivo di oltre 330.000 euro, ottenendo la restituzione di 615.900 euro, con tassi di interesse che avevano raggiunto l’80% su base annua. Al pensionato era stata contestata anche l’accusa di esercizio abusivo di attività finanziaria. Già nel 2020 era stata disposta la confisca di denaro e immobili per un valore di oltre 500.000 euro e la restituzione dei due appartamenti che le vittime avevano dovuto forzatamente cedere allo strozzino.