Sono oltre 800 i partecipanti al Giubileo delle Ministerialità, celebrato in Cattedrale, a Como, la mattina di sabato 15 marzo, guidati dal Vescovo, cardinale Oscar Cantoni. Una presenza numerosa e ben rappresentativa dell’intero, vasto e complesso territorio della diocesi di Como e dei diversi Vicariati, dall’Alta Valtellina alle Valli Varesine, passando per il Lago, il Lecchese e il Comasco. Alla celebrazione erano invitati tutti coloro che svolgono un servizio per l’annuncio del Vangelo, per la celebrazione liturgica e per la carità. A coordinare la giornata sono gli Uffici diocesani per la Liturgia, la Catechesi e la Caritas.
Alle ore 10.00 il Vescovo ha presieduto la Santa Messa. Oltre una cinquantina i sacerdoti concelebranti. Una decina i diaconi permanenti. In questo anno la Chiesa diocesana, come scritto dal cardinale Cantoni nelle “Indicazioni per un Anno di Grazia” distribuito lo scorso ottobre, sta riflettendo sull’importanza della ministerialità. Ovvero, spiega il Vescovo, «l’urgente attesa di cristiani, uomini e donne, con i quali condividere la cura della Comunità», cristiani chiamati a ricevere i singoli ministeri «dopo un attento discernimento e un congruo periodo di formazione». All’inizio della Messa ha portato il suo saluto monsignor Alberto Pini, Vicario episcopale per la Pastorale, il quale ha sottolineato l’importanza di vivere un cammino di Chiesa e di impegno condiviso, sottolineando in più occasioni l’importanza di lavorare «insieme».
Dopo la Messa, don Rolando Covi, sacerdote della diocesi di Trento e docente di teologia pastorale presso la Facoltà Teologica del Triveneto, ha tenuto la relazione: Verso una Chiesa della Speranza: passi da compiere.
È possibile individuare tre dimensioni della ministerialità. Il ministero ordinato, che comprende vescovi, sacerdoti e diaconi. Il ministero istituito, affidato a coloro che, attraverso una speciale benedizione ricevuta nella Chiesa locale, hanno il compito di dare visibilità ai ministeri legati alla mensa della Parola e dell’Eucaristia, come il lettore e il catechista. I ministeri di fatto, svolti da tanti uomini e donne che, nelle comunità, contribuiscono alla loro crescita con diversi servizi, sia nell’ambito liturgico che al di fuori di esso.
Ancora più concretamente, guardando al laicato, è possibile affermare che i ministeri si declinano nel servizio alla comunità cristiana: per esempio nell’animazione liturgica (lettori, cantori, ministri straordinari della Comunione…), nella catechesi (quindi catechisti, educatori, formatori…), nell’ambito della carità (volontari, operatori, persone impegnate nell’accompagnamento delle fragilità…).
Qui di seguito l’omelia del Vescovo, cardinale Oscar Cantoni.
L’Omelia del vescovo, cardinale Oscar Cantoni
Cari amici, ho davanti a me un bellissimo sguardo di insieme, una immagine della nostra Chiesa, da voi rappresentata nella varietà della sua composizione, tutta orientata ad essere al servizio dell’unità della Chiesa e della sua missione nel mondo.
È un motivo di gioia ritrovarci insieme per ringraziare il Signore che ci rende degni di servirlo attraverso le membra del suo corpo, all’interno e all’esterno della nostra Chiesa, ma con lo stesso sguardo di misericordia con cui il Signore Gesù si è rapportato con le persone, cioè, avvicinandole con tenerezza, amandole e servendole con umile generosità.
L’Eucaristia che celebriamo è il motore che armonizza la pluralità della composizione di questa assemblea e che trasforma la nostra diversità in una ricchezza di doni che si compongono in piena e perfetta unità.
Vorrei innanzitutto ringraziarvi per il servizio d’amore che svolgete nelle vostre Comunità e nei vostri vicariati, un dono che è generato dalla grazia vivificante del Battesimo e della Cresima, che vi rende annunciatori della misericordia di Dio, proprio attraverso il ministero che svolgete. Così vi presentate agli occhi di tutti testimoni di una Chiesa serva, nella quale tutti ci sentiamo umili servitori gli uni degli altri, nella varietà e nella bellezza dei doni ricevuti.
La vostra è una presenza che mediante il vostro ministero arricchisce la Chiesa e la rende bella, mentre voi partecipate all’interno di essa non solo come collaboratori, ma come corresponsabili, capaci di un dialogo costruttivo con quanti si impegnano con voi attraverso i mandati ricevuti.
Altri fratelli, dopo di me, a conclusione della Eucaristia, ci nutriranno di nuove consapevolezze a riguardo dei ministeri che ciascuno di noi svolge. Io vorrei sottolineare unicamente il modo con cui servire nella Chiesa, per tenerci in guardia dall’utilizzare la nostra posizione e il nostro servizio come una occasione di auto referenzialità o di privilegio. Un facile tranello sarebbe il credersi migliori o superiori agli altri, a volte insostituibili, e così contribuire con più facilità a edificare il monumento di noi stessi, cadendo nella mondanità, pericolo per il quale papa Francesco ci richiama sovente.
Vorrei quindi richiamare questa regola d’oro, frutto della spiritualità cristiana classica, che ciascuno di noi dovrebbe… imparare a memoria e custodirla come tesoro prezioso, per poterla richiamare al momento giusto, in momenti difficili, quando siamo tentati di lasciar emergere il nostro proprio io, che pretende di avere sempre ragione, di credere che la propria soluzione sia la migliore e unica, quindi inappellabile, quando si pensa di bastare a se stessi e di fare le cose senza consultare o coinvolgere gli altri. Ecco, dunque, questa “regola d’oro”.
Nella Chiesa del Figlio di Dio, il Verbo incarnato, il salire è uno scendere sempre più al servizio degli altri e lo scendere è un salire, perché Dio, quanto più si è piccoli, più eleva nei cieli. Imitiamo quindi sempre più il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, in questo suo agire.
C’è della sapienza in queste frasi così essenziali e limpide, che non hanno bisogno di troppi commenti, ma che ci danno la misura del nostro impegno per costruire non una nuova Chiesa, ma una Chiesa nuova.
Oscar card. CANTONI