(ANSA) – COSENZA, 12 MAR – "La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile". Usando una frase di Corrado Alvaro, Tiziana Palazzo ha ricordato il marito Sergio Cosmai a 40 anni dal suo omicidio, inviando un messaggio di ringraziamento all’incontro svoltosi a Cosenza sul tema "Sergio Cosmai, un delitto di ‘ndrangheta. Il ricordo di un servitore dello Stato 40 anni dopo". Cosmai, direttore del carcere di Cosenza, fu assassinato il 12 marzo del 1985, a soli 36 anni, mentre stava andando a prendere la figlia all’asilo. Un omicidio voluto dai boss cosentini. Oggi la commemorazione alla Provincia di Cosenza con il presidio di Libera che porta il suo nome. "Un uomo che ha dedicato la sua vita al dovere, che non ha indietreggiato di fronte a nessuna difficoltà, a nessun rischio, nessun pericolo, anche quello per la propria vita", ha detto il magistrato Vincenzo Capomolla, in procinto di assumere le funzioni di procuratore della Repubblica di Cosenza. "È una dedizione alla missione in cui credeva – ha aggiunto – all’affermazione delle regole all’interno di una struttura così delicata qual è quella carceraria e che lo ha esposto ovviamente a dei rischi gravissimi. Purtroppo bisogna anche fare i conti con una debolezza dell’epoca a creare quelle condizioni di sicurezza per chi operava nelle strutture carcerarie. Era un’epoca particolarmente difficile. Quindi è una testimonianza della quale dobbiamo fare tutti quanti tesoro in ogni momento dell’esercizio della nostra attività professionale". Domenico Mammolenti, negli anni ’80 stretto collaboratore di Cosmai, ha sostenuto che "ciò che è accaduto non se lo aspettava nessuno, lui per primo. Eravamo soli a combattere contro una criminalità organizzata formata da due bande, in un istituto fatiscente dove i detenuti erano ingestibili. Cosmai cercò di modificare quello stato di cose e pagò con la vita". La Presidente della Provincia Rosaria Succurro ha sostenuto che la vita di Cosmai "e il suo sacrificio ci ricordano che la lotta contro la criminalità organizzata è un dovere civico di ogni cittadino. Oggi, a 40 anni dalla sua tragica scomparsa, dobbiamo rinnovare il nostro impegno a favore della legalità e della giustizia, non solo per onorare la sua memoria, ma per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni". All’incontro hanno partecipato anche Maria Luisa Mendicino, direttrice del carcere di Cosenza; Ercole Giap Parini, direttore del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Unical; il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati. (ANSA).