“Noi non abbiamo nessunissima influenza a Roma, anzi se posso usare un termine un po’ volgare, a Roma stiamo un po’ sulle balle per cui appena possono metterci due dita negli occhi sono ben contenti di metterceli”.
Per la seconda volta in pochi giorni il governatore, Attilio Fontana, senza freni, torna a mettere un confine netto tra la Lombardia e Roma. E poco conta se il suo partito, la Lega, sia parte del governo, esprimendo ministri e vicepremier. Dopo i “dissapori”, se così possiamo definirli, sul tema della sanità in seguito ai risultati della classifica del ministero della Salute sulla qualità di cura delle regioni (leggi qui) – con la Lombardia scesa dal quarto al settimo posto -, il presidente della Regione ospite dell’emittente televisiva ligure Primocanale di “Terrazza incontra”, assieme al collega governatore Marco Bucci, torna a far sentire il ruggito del leghista della prima ora. L’ex sindaco di Varese, al secondo mandato alla guida della giunta regionale, tiene fede agli ideali del Carroccio partendo dagli storici cavalli di battaglia: federalismo fiscale e autonomia differenziata.
Nel rilanciare la collaborazione con la Liguria – si è parlato di collegamenti ferroviari e autostradali, turismo, impresa, dell’importanza dei porti liguri per tutto il Nord Italia – Fontana ha marcato la distanza con i modi e i tempi della capitale citando i “superburocrati romani”.