(ANSA) – NUORO, 11 MAR – "Sono qui per rappresentare tutte le famiglie che hanno perso dei ragazzi per problematiche infrastrutturali e non solo per #Adesso Basta": così Annarita Doneddu, la madre dei due fratelli morti nell’incidente stradale avvenuto il giorno di Natale del 2017 sulla statale 129 Nuoro-Macomer, quando l’auto su cui viaggiavano è stata trafitta dal guard-rail. La donna era in tribunale, questa mattina a Nuoro, per il processo civile contro l’Anas. Il procedimento nei confronti dell’azienda nazionale delle strade è stato avviato da Alessandro Satta, il giovane di Pattada che era alla guida della vettura, cugino delle due vittime, Francesco e Matteo Pintor di Nuoro. Oggi l’Anci Sardegna e l’associazione #Adesso Basta, fondata e presieduta dal fratello dei ragazzi deceduti, Giovanni Pintor, hanno chiesto alla giudice Francesca Lecis, che si riservata la decisione, di entrare nel processo con l’intervento adesivo disciplinato dal codice civile. Tutto questo per ottenere non solo il riconoscimento delle responsabilità in merito a quanto accaduto, ma anche un intervento più ampio sulle infrastrutture stradali, con l’intento di migliorare la sicurezza e prevenire futuri incidenti dovuti a pericoli evitabili. "Quello che noi non riusciamo a capire – spiega la madre delle vittime – è come mai nel nostro specifico caso, siano stati lasciati i guard-rail nella stessa situazione di quando è successo il sinistro, nonostante quella curva fosse nota per la sua alta pericolosità. Alla fine – chiarisce Annarita Doneddu – sia Anas che noi abbiamo gli stessi identici obiettivi, tant’è che quando l’Anas si preoccupa in maniera importante della sicurezza, le strade effettivamente sono sicure e succedono meno incidenti". "Fondamentalmente è una battaglia di civiltà – sottolineano gli avvocati Luigi Pisanu in rappresentanza dell’associazione #Adesso Basta e Michele Mazzette dell’Anci Sardegna -. Noi agiamo in giudizio in virtù del principio di neminem laedere, ovvero non arrecare danni al prossimo in base al quale il giudice civile può condannare la pubblica amministrazione ad un ‘facere’, imponendo l’esecuzione di determinate opere. L’esempio tipico è quello di tappare una buca stradale o recidere un ramo pericoloso. In questo caso noi abbiamo alzato il tiro, perché ci sono delle normative comunitarie, chiare e inequivocabili e vigenti in Italia, su come devono essere i guard-rail e i terminali". Nella prossima udienza, la giudice deciderà anche sulla nomina di un consulente tecnico d’ufficio, dando alle parti la possibilità di formulare quesiti. "Chiederemo – annunciano i legali – che ci dia una relazione dettagliata sulla regolarità di quel varco e soprattutto di quel terminale di guard-rail che la normativa vigente ci dice che non era e non è a norma e che non doveva essere installato". (ANSA).