(ANSA) – PALERMO, 08 MAR – Sono 243 le donne elette in Sicilia, dal ’48 a oggi, al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati e all’Assemblea regionale siciliana. A fare da apripista Maria Nicotra Verzotto e Ottavia Penna Buscemi che fecero parte all’Assemblea Costituente, assieme ad altre 19 donne, tra il 2 giugno del 1946 e il 31 gennaio 1948. Sono i numeri che emergono dal volume "Le donne siciliane al Parlamento nazionale e regionale" realizzato della Commissione di vigilanza sulla Biblioteca/Comitato parlamentare per l’Archivio storico dell’Ars, interamente composta da deputate regionali: Marianna Caronia (presidente), Roberta Schillaci e Valentina Chinnici. Documenti storici, immagini, storie raccolti in 176 pagine inedite presentate stamani in occasione della giornata internazionale della donna, nei locali dell’Archivio storico dell’Ars, presso la prestigiosa sede della Chiesa di Sant’Elena e Costantino, al cui interno sono esposti per l’occasione alcuni rilevanti documenti quali le schede dell’attività parlamentare delle prime deputate dell’Assemblea regionale, alcuni disegni di legge presentati dalle medesime parlamentari, insieme a immagini tratte dall’archivio fotografico della Biblioteca dell’Ars. "Attraverso schede informative dettagliate, questo libro racconta la presenza femminile con riferimento alle figure di donne siciliane o elette in Sicilia – dice Marianna Caronia – I numeri e le schede biografiche raccolte in queste pagine non sono semplici dati statistici, ma potenti indicatori dell’evoluzione culturale, sociale e normativa che ha caratterizzato l’Italia dall’avvento della Repubblica fino ai giorni nostri. Sfogliando queste pagine, si delinea la traiettoria di un cambiamento profondo che ha attraversato la società italiana, trasformando radicalmente la condizione femminile". Per Caronia "ripercorrere la storia della rappresentanza femminile nelle istituzioni significa ripercorrere la storia dell’emancipazione delle donne in Italia; un cammino iniziato in salita, in un contesto in cui le donne erano considerate prive di diritti fondamentali, dalla personalità giuridica autonoma alla libertà di scelta in ambito riproduttivo, fino al diritto di voto attivo e passivo". "Sarebbe tuttavia un errore considerare questo percorso pienamente concluso – afferma Caronia – Come dimostrano i dati raccolti in questo volume, siamo ancora lontani da una vera parità di genere all’interno delle istituzioni. Nonostante i progressi, la rappresentanza femminile resta minoritaria in tutti i livelli istituzionali, peraltro con un arretramento nell’ultima legislatura delle tre Istituzioni qui prese in considerazione. Questo dato ci ricorda che le conquiste ottenute non possono essere date per scontate e che il cammino verso una democrazia pienamente paritaria richiede un impegno costante e condiviso. Solo quando vedremo una rappresentanza equilibrata in tutte le sedi decisionali, potremo dire di aver realizzato pienamente quel principio di uguaglianza formale e sostanziale che la nostra Costituzione sancisce e che costituisce l’essenza stessa della democrazia". (ANSA).