(ANSA) – MILANO, 06 MAR – Giovanni Oggioni, l’ex dirigente comunale milanese arrestato ieri in uno dei filoni delle inchieste sull’urbanistica, oltre a muoversi come "cerniera" tra pubblico e privato per favorire gli interessi delle imprese edili e a "dettare", assieme a Marco Cerri, progettista indagato, la proposta di legge Salva Milano attraverso canali politici, avrebbe delineato una sua strategia per cercare di contrastare le indagini della Procura, lamentandosi che la giunta scegliesse, invece, altre strade. E’ quanto si legge nella richiesta di custodia cautelare firmata dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici. Come risulta da un’intercettazione dello scorso settembre tra Oggioni, vicepresidente della Commissione paesaggio fino a gennaio scorso, e un altro componente, il 68enne ex direttore dello Sportello unico edilizia si lamentava perché, a suo dire, con le inchieste in corso e i cantieri fermi, il sindaco Giuseppe Sala, riassumono i pm, sarebbe dovuto "andare dal Procuratore Generale e portare delle modifiche al Pgt", piano di governo del territorio, "per risolvere". E affermava che se lui "fosse stato al posto di Tancredi", l’assessore milanese alla Rigenerazione urbana, "sarebbe andato dal sindaco, avrebbe preso tutte le convenzioni" sui progetti edilizi e contestate dalla Procura, "le avrebbe portate in Giunta e le avrebbe fatte validare in modo tale che la Procura non avrebbe potuto dire niente". Sempre dagli atti del pool dell’aggiunta Tiziana Siciliano e della Procura diretta da Marcello Viola, emerge come Oggioni avrebbe "brigato per pilotare le candidature e le nomine dei componenti della commissione per il paesaggio", centrale nel far passare, secondo l’accusa, i titoli edilizi non a norma, "facendo in modo che fossero esclusi i ‘rompicog….’", in particolare un architetto "e altre due colleghe del consiglio dell’ordine". (ANSA).