Il dibattito sul nuovo stadio si fa rovente. Ma esprimere un parere fuori dal coro non è ammesso, altrimenti si passa per “non comaschi” o per “nemici” del Como. E non importa se chi parla è un addetto ai lavori o un residente che fa e che dovrà fare i conti con i disagi. Basta leggere gli oltre 270 commenti su Facebook al servizio andato in onda ieri per capire che il progetto presentato per il Sinigaglia porta con sé tanto entusiasmo ma tra i messaggi postati c’è anche chi pone una serie di legittime perplessità.

Sui social valanga di reazioni, raffica di voci. C’è chi, la maggior parte di chi ha deciso di esprimere il proprio parere, sostiene che lo stadio non si debba toccare, che il progetto darà nuovo lustro all’intera città, chi vede nel piano presentato finalmente la rinascita dell’impianto e dell’intero quartiere. Concetti espressi in toni sono più o meno pacati, ma il succo è che si spera che possa essere realizzato.
Ma c’è anche chi parla di uno stadio “sovradimensionato” per la posizione in cui si trova e di “visuale sacrificata” sul lago e sul monumento ai caduti: “Essere comaschi non è solo essere tifosi del Como” così si chiude un messaggio. “Andrebbe costruito fuori città e quello storico andrebbe trasformato in un’arena civica” si legge in un altro commento. C’è chi scrive poi: “Spariscono i parcheggi e saranno realizzati in un autosilo a distanza” e chi ribadisce “che non sono poche le partite in casa e le conseguenti limitazioni per viabilità e sosta. Chi vorrebbe sottoporre la questione a un referendum e chi scrive: “Si preferisce il divertimento di gente che neppure vive in città alla qualità della vita di chi risiede”.
Messaggi a cui sono arrivate risposte, ad andare bene sarcastiche, ma più spesso cariche di insulti soltanto per avere espresso un’opinione diversa. Insomma parlare del futuro del Sinigaglia, e farlo con una prospettiva diversa porta sempre ad un risultato: far esplodere il dibattito.