(ANSA) – SALERNO, 05 MAR – Associazione per delinquere, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria estorsione, favoreggiamento, truffa ai danni dello Stato, turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di reato, oltre ad illeciti in materia di contrasto all’immigrazione clandestina: sono questi i reati contestati, a vario titolo, ai 28 coinvolti in una operazione del comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno che ha sgominato una banda dedita all’usura e alle estorsioni con base a Sarno (Salerno). Nel dettaglio i militari della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali e ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di 28 persone (12 in carcere, 12 agli arresti domiciliari oltre a 4 misure interdittive del divieto di esercitare attività professionali), procedendo a cautelare beni e valori per un importo superiore a 1,4 milioni di euro. La complessa attività investigativa condotta dal Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno ha riguardato l’operatività di un gruppo criminale con base operativa a Sarno, il cui capo e promotore risulterebbe Massimo Graziano, stabilitosi da tempo nell’Agro nocerino-sarnese, sebbene già appartenente, come statuito da una sentenza passata in giudicato nel 2015, all’omonimo clan camorristico, storicamente operante nella Valle del Lauro (Avellino). Il gruppo si era reso protagonista di numerosi episodi di usura ed estorsione nei confronti di imprenditori e soggetti economici in stato di difficoltà; parallelamente, attraverso società fittiziamente intestate a terzi, sarebbe riuscito ad ottenere finanziamenti agevolati dalla garanzia dello Stato, procurandosi profitti che venivano utilizzati sia come provvista per l’elargizione di ulteriori prestiti usurari sia per l’acquisto di beni o altre utilità. Il meccanismo fraudolento posto in essere – come ricostruito attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, la disamina di documentazione contabile, accertamenti bancari su un numero rilevante di rapporti di conto corrente personali e societari – avrebbe coinvolto a monte alcune società di capitali di cui gli indagati acquisivano, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo, simulando successivamente la solidità patrimoniale e finanziaria, presupposto per ottenere indebitamente prestiti da parte di aziende di credito, coperti dal fondo di garanzia per le piccole e medie imprese; ottenuta in tal modo l’erogazione della liquidità, le rate del prestito ricevuto non venivano onorate, cagionando un danno economico allo Stato garante e traendone un profitto personale attraverso la distrazione delle somme ricevute. Coinvolti anche dei colletti bianchi: un commercialista, nonché due direttori di filiali di banca, ai quali è contestato di aver prestato la propria opera professionale al fine di favorire consapevolmente gli interessi economici della organizzazione con consulenze economico-finanziarie non veritiere. L’associazione criminale favoriva anche l’ingresso illegale di cittadini extracomunitari nel territorio mediante l’inoltro di istanze finalizzate alla costituzione di fittizi rapporti di lavoro dipendente, attivati da società compiacenti. In particolare, sono state oggetto di approfondimenti investigativi 506 istanze, inoltrate, nel corso dei cosiddetti click day, con l’intento di non procedere ad alcuna assunzione ma di ottenere illecitamente il visto d’ingresso, dietro corresponsione di un compenso pari a 5.000 euro per ogni nulla osta rilasciato. (ANSA).