(ANSA) – CASERTA, 25 FEB – La Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha ammesso come parti civili nel processo per l’omicidio della piccola Aurora Savino, avvenuto a Santa Maria a Vico (Caserta) il 2 settembre 2023 e per il quale sono imputati i genitori della bimba, l’associazione Cam Telefono Azzurro e la tutrice dei due fratellini di Aurora. Alla richiesta di costituzione di parte civile, avanzata nell’udienza del 28 gennaio scorso dagli avvocati Clara Niola (difende l’associazione) e Maria Rosaria Genovesi (assiste la tutrice), si erano opposte le difese dei due imputati, il 28enne Emanuele Savino e la 21enne Anna Gammella, padre e madre della neonata, lamentando la scadenza del termine per chiedere la costituzione di parte civile. Di diverso avviso gli avvocati della tutrice e di Telefono Azzurro, e il sostituto della Procura di Santa Maria Capua Vetere Stefania Pontillo. Il collegio ha ritenuto fondata la loro impostazione e ha dichiarato aperto il dibattimento, rinviando il processo al prossimo 8 aprile. I fatti avvennero a Santa Maria a Vico nel settembre di due anni fa, quando la neonata aveva appena 45 giorni. Aurora fu trovata morta nella culla con ustioni ed ecchimosi sull’addome, le gambe e i piedi. I genitori riferirono ai carabinieri che la bambina si era scottata durante un bagnetto la sera prima a causa di un getto di acqua bollente uscito per errore dal rubinetto, ma l’autopsia e le immediate indagini dei carabinieri, che visionarono i messaggi scambiatisi dalla coppia in chat, diedero forza ai sospetti iniziali e portarono all’arresto dei genitori nel novembre dello stesso anno per omicidio aggravato. Emerse un quadro agghiacciante, con la giovane coppia, che aveva altri due figli (dopo il delitto i bimbi furono subito affidati ad una comunità), ritenuta dagli inquirenti direttamente responsabile della morte della neonata, che sarebbe stata colpita violentemente dal padre, che le provocò una doppia frattura al cranio e al viso e un grosso e visibile ematoma; condotte violente unite alle ustioni provocate alla piccola dall’acqua bollente. Procura e carabinieri accertarono anche che la coppia non avrebbe mai sottoposto la piccola, nei 45 giorni di vita, a visite mediche, ricorrendo a cure fai da te; addirittura sembra che usassero lo strutto come pomata per guarire le ferite provocate alla neonata. (ANSA).