(ANSA) – ROMA, 22 FEB – La Corte Penale Internazionale ha formalmente richiesto di deferire l’Italia all’Assemblea degli Stati e al Consiglio di sicurezza dell’Onu per il mancato arresto di Karim Almasri, accusato di torture e crimini contro l’umanità. Secondo un documento del procuratore della Cpi Karim Khan, visto da Repubblica, l’Italia non ‘ha rispettato l’obbligo di collaborare con la Corte Penale Internazionale’ e, consentendo il ritorno di Almasri in Libia, ‘ha esposto vittime e testimoni, nonché le loro famiglie, a un potenziale e grave rischio di danno’. Il procuratore ‘punta il dito contro le omissioni dell’esecutivo’, scrive il giornale. ‘L’Italia – si legge nel documento citato dal quotidiano – è stata correttamente informata della richiesta di arresto la sera di sabato 18 gennaio, prima dell’arresto di Almasri. La trasmissione è stata eseguita attraverso i canali indicati dall’Italia, vale a dire l’ambasciata’. Il ministero della Giustizia sostiene che la comunicazione sarebbe stata letta solo il 20 gennaio. ‘Anche se così fosse – argomenta Khan – sarebbe irrilevante. Il fatto che le autorità competenti non abbiamo adottato le necessarie misure di coordinamento interno non costituisce in sé una valida giustificazione per non adottare le misure. La trasmissione ritardata e il mancato coordinamento interno costituiscono un mancato rispetto della richiesta di cooperazione’. Il governo italiano ha sempre detto che è stata la Corte d’appello di Roma a scarcerare Almasri per una mancata interlocuzione tra tribunale e ministero. ‘Anche accettando questa interpretazione della legge, contestata dalla maggioranza dei commentatori accademici – si legge nel documento della Cpi citato da Repubblica – il ministero avrebbe dovuto rispondere alla richiesta del procuratore generale e trasmettere il 20 gennaio le richieste’ che avrebbero permesso alla Corte d’Appello di ordinare nuovamente la misura cautelare. Quella mancata trasmissione equivale, secondo Khan, al ‘mancato rispetto di una richiesta di cooperazione’. Il procuratore osserva anche che alcune delle criticità sottolineate dall’Italia non hanno visto poi le autorità italiane ‘consultare la Corte per risolverle. Se lo avessero fatto le questioni sarebbero state chiarite e risolte il 20 gennaio’. (ANSA).