Oggi si presenta come un’area di sosta a pagamento -non grandissima- ma comunque di supporto in una zona della città, a due passi dal centro, utilizzata anche da molti pendolari. Ma le strisce blu, almeno nelle intenzioni dell’attuale amministrazione comunale, sarebbero destinate in futuro a fare spazio ad un parcheggio ben più ampio, un autosilo da 500 posti. Tuttavia il piano è stato messo in stand by dallo stesso Comune di Como.
E così il futuro dell’area ex Stecav, in viale Innocenzo XI, resta sospeso.
Futuro in stand by
Troppi cantieri, le priorità sono altre, tra queste il maxi posteggio dell’ex Ticosa, aveva spiegato il sindaco Alessandro Rapinese a maggio scorso, frenando, di fatto, un’ipotesi contenuta nel primo punto del programma elettorale dedicato proprio ai parcheggi. “Per combattere i caroselli alla ricerca di un posto auto da parte dei cittadini e dei forestieri – si legge nel documento dell’allora candidato sindaco – entro i primi 100 giorni di governo daremo avvio all’iter che porterà alla creazione di almeno mille nuovi stalli in Ticosa e almeno 350 nell’ex Stecav”.
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Al momento, cioè a oltre 2 anni e mezzo di mandato, entrambe le zone ancora attendono risposte. Ma se per l’area dell’ex tintostamperia qualcosa si è mosso con il progetto presentato oltre un anno fa a Palazzo Cernezzi da Acinque, per lo spazio affianco al comando della polizia locale tutto tace.
In passato non solo parcheggio
Uno spazio che nel tempo è stato utilizzato non soltanto come posteggio.
Nel 2016, ad esempio, all’epoca dell’emergenza migranti fuori dalla stazione San Giovanni, ha ospitato i tendoni per accogliere le situazioni più delicate, famiglie con donne e bambini in particolare, oltre a docce e bagni gestiti dai volontari.
I capannoni realizzati tra il 1934 e il 1947
Non tutti però ricordano la storia dei capannoni di viale Innocenzo XI, a mettere in ordine i dati ha pensato nel 2023 il Ministero della Cultura rispondendo al Comune che aveva chiesto una verifica dell’interesse culturale degli edifici, interesse che, vale la pena ribadirlo, non è stato riscontrato alla luce del parere trasmesso dalla soprintendenza. Un parere che dava quindi il via libera alla demolizione e all’avvio di una fase due: l’autosilo, appunto.
Il complesso sarebbe stato edificato tra il 1934 e il 1947, periodo di massimo sviluppo del servizio di trasporto pubblico a Como. E’ costituito da un piano terra che presenta una struttura industriale (capannone-officina). Il compendio, comprensivo di un ampio spazio asfaltato di pertinenza – è stato precisato – mostra strutture e finiture di produzione seriale e ordinaria. L’unica peculiarità rilevata è che data la sua collocazione ricade in un’area di rischio archeologico alla luce di pregresse scoperte nella zona. Ad oggi però non si sono visti né scavi, né lavori, ma solo auto in sosta, parcometri e, spesso, rifiuti abbandonati.