I lavori della variante della Tremezzina non ripartiranno. Almeno, non in tempi brevi né ipotizzabili. Quello che fino ad ora era un forte timore, per quanto fondato, dopo il vertice di oggi in prefettura a Como diventa un dato concreto e certo. L’ultimatum di Anas alla ditta esecutrice del cantiere non è servito a sbloccare la situazione di stallo. La ditta non si è neppure presentata alla riunione convocata dal prefetto di Como Corrado Conforto Galli e dal presidente della Provincia Fiorenzo Bongiasca per chiarire la situazione e dare risposte al territorio.
Al termine della riunione, la consegna è stata quella del silenzio. Bocche cucite. Nessun commento o dichiarazione ufficiale dei partecipanti. Un nutrito gruppo di persone, dall’assessore regionale Alessandro Fermi al responsabile della struttura territoriale Anas Nicola Prisco passando per dieci sindaci dei paesi del lago, oltre ai rappresentanti provinciali delle forze dell’ordine.
Villa Saporiti ha diffuso un comunicato ufficiale sull’esito dell’incontro. Un lungo resoconto, dal quale emerge immediatamente una frase che da sola basta a dare l’idea della gravità della situazione. “La ditta esecutrice ha formalmente rappresentato la propria volontà di non riprendere le attività sino alla completa definizione di tutti i punti contenuti nel quesito, significando di aver all’uopo presentato al collegio consultivo tecnico un nuovo quesito”.
Fuori dai tecnicismi, l’azienda non riprenderà i lavori perché non è stato raggiunto con Anas un accordo sui maggiori costi in particolare per lo smaltimento, lo stoccaggio e i trasporti di idrocarburi e arsenico presenti nell’area di cantiere.
Il 30 gennaio scorso, come emerge dalla nota, “Anas ha trasmesso alla società esecutrice un apposito ordine di servizio finalizzato all’immediata ripresa di tutte le attività, con particolare riferimento a quelle di scavo in avanzamento, in tutte le gallerie già approcciate, convocando al contempo l’esecutore alla sottoscrizione del verbale di concordamento nuovi prezzi”.
Un ultimatum rimandato però al mittente dalla società. Ai partecipanti al tavolo, Anas ha spiegato di aver “nuovamente proceduto a ingiungere alla ditta esecutrice la completa ripresa dei lavori, assegnando un termine perentorio di 30 giorni”.
La chiosa finale lascia facilmente immaginare l’esito, quasi scontato, di questo nuovo ultimatum. “Trascorso il termine perentorio, in esito alle verifiche, verranno valutate le azioni conseguenti”. Vie legali, è facile ipotizzare. Certamente, nulla che possa far presagire una ripresa degli scavi.
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