(ANSA) – ROMA, 18 FEB – "Lo Stato ha fatto poco o nulla per evitarlo". Lo ha detto, riferendosi all’uccisione di sua madre, Andrea Carnevale, ex calciatore di serie A, oggi responsabile Osservatori dell’Udinese e orfano di femminicidio, durante la sua audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno. Il padre Gaetano il 25 settembre 1985 uccise la madre Filomena, che aveva altri sei figli oltre lui, a colpi d’ascia nei pressi di un fiume tra Monte San Biagio e Fondi, in provincia di Latina. L’uomo, internato nel manicomio criminale di Aversa, si tolse la vita nel 1983. La vicenda è divenuta di dominio pubblico il 20 novembre 2024 quando lo stesso Carnevale decise di raccontare la sua storia. "Grazie anche all’Associazione Telefono Donna di cui oggi sono testimonial. La mia è una storia, triste e tragica – ha raccontato – tenuta per anni congelata. Si poteva evitare? Io direi di sì. Solo che lo Stato ha fatto poco o nulla per evitarlo. Ho molto rispetto per le istituzioni e le forze pubbliche, ma nel mio caso nonostante le continue denunce nulla fu fatto. Quando andavo dai carabinieri per denunciare, loro mi rispondevano che se non avessero visto il sangue non potevano intervenire". "I manuali scientifici e le statistiche – ha proseguito – oggi parlano di violenza assistita, di maltrattamento di tipo primario e ci dicono che i bambini vittime di queste torture, hanno più possibilità di non andare troppo lontano e di perdersi. Per me non è stato così. Io ce l’ho fatta. Ho trovato la forza e la capacità di rialzarmi e ripartire insieme ai miei fratelli e sorelle. Abbiamo fatto squadra, ci siamo aiutati e supportati. Forse questo è il gol più importante, quello dello scudetto della mia vita". (ANSA).