Acquistavano l’oro in Italia e poi lo trasportavano illegalmente in Svizzera, nascosto in vani ricavati nel serbatoio o nei sedili dell’auto. Un’attività di contrabbando proseguita per anni, dal 2016 al 2021, per un totale di 7 tonnellate di metallo prezioso rivendute illecitamente e tasse evase per 25 milioni di franchi svizzeri.
Un sistema collaudato, secondo quanto ricostruito dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini, che il 10 gennaio scorso ha trasmesso un atto di accusa al Tribunale penale cantonale ticinese nei confronti di un 65enne italiano, ritenuto il capofila dell’attività e accusato di frode fiscale, sottrazione di imposta e frode doganale e della legge sul controllo dei metalli preziosi.
All’imputato viene contestato di aver importato illegalmente in Svizzera l’oro, di averlo venduto in Svizzera e di averne trasferito il ricavato in Italia.
I corrieri, secondo l’accusa, portavano l’oro illegalmente in Svizzera, dove veniva rivenduto. Il metallo prezioso veniva trasportato a bordo di veicoli muniti di ricettacoli, appositamente creati ad esempio nel cruscotto, nel serbatoio o nello schienale dei sedili.
Per il 65enne italiano, già domiciliato in Svizzera e ora in Italia, l’Ufficio ha proposto nel suo atto d’accusa al Tribunale una pena detentiva di tre anni e una multa non inferiore ai 500mila franchi. Chiesto anche il divieto di entrata in Svizzera per almeno dieci anni.
L’oro sarebbe stato commercializzato attraverso società svizzere riconducibili ai membri dell’organizzazione. Il ricavato, sotto forma di denaro contante, è stato rimpatriato in Italia per finanziare ulteriori acquisti di oro. In Svizzera, il metallo prezioso è stato ceduto a società o a terzi attivi nella lavorazione e nel commercio di oro, con sede in territorio elvetico o nel Liechtenstein. Grazie all’aiuto di corrieri e intermediari, l’imputato avrebbe organizzato l’importazione e la commercializzazione in Svizzera di 7 tonnellate di oro in lastre, lingotti, gioielleria e monete. Per nascondere l’origine illegale del metallo prezioso, avrebbe creato documenti fittizi nella contabilità delle società svizzere.