(ANSA) – MILANO, 06 FEB – "Quando oggi si parla di genocidio col punto di domanda o senza. Io l’ho visto come funzionava il genocidio, era preparato, non era una cosa improvvisata". Lo ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, ricordando la sua deportazione ad Auschwitz a 81 anni di distanza durante la Memoria della deportazione al Memoriale della Shoah, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. "Era stato preparato. A tavolino, già da tempo – ha sottolineato -. E per arrivare ad Auschwitz c’era un prolungamento della stazione fino al campo". "Una parola che non deve mai mancare nel linguaggio è l’accoglienza dell’altro, di qualunque colore, di qualunque religione, di qualunque etnia, di qualunque nazionalità" ha aggiunto la senatrice a vita. "Questa parola è l’estremo opposto della volontà dei nazisti di eliminare i diversi, diversi per loro, cioè gli appartenenti a popoli e categorie considerate indegne di vivere". Ci vuole invece "l’accoglienza di chi è diverso da noi, la disposizione ad ascoltarlo a soccorrerlo se necessario – ha detto ancora la senatrice -. La mia non è una ricetta semplicistica per problemi seri come quello dell’immigrazione, non è un utopistico, ‘accogliamoli tutti’ ma è in primo luogo una filosofia di vita". "Non chiudersi, non respingere a priori, non avere paura dell’altro – ha concluso – e non farsi mai abbindolare da chi specula su pregiudizi e investe nell’odio". (ANSA).