L’influenza sta costringendo a letto milioni di italiani e i più colpiti, secondo le stime degli esperti, sono bambini e anziani. Tanti i casi, anche nel Comasco, di influenza nei più piccoli che sfocia in bronchiti e bronco-polmoniti, con necessità di ricovero in ospedale. Anche il reparto di pediatria del Sant’Anna è pieno. “Come accade ogni anno in questa stagione – rassicura il primario, Angelo Selicorni – Vediamo sindromi influenzali che danno strascichi a livello respiratorio. Ci sono forme di bronchiti e bronco-polmoniti in concomitanza con l’infezione da virus o causate da un’infezione batterica aggiuntiva e forme che provocano la miosite, un’infiammazione del tessuto muscolare che causa stanchezza, dolori, difficoltà di movimento. Questa viene rilevata attraverso un esame del sangue, che evidenzia indici muscolari alterati”.
Tante famiglie si rivolgono direttamente al pronto soccorso, ma il consiglio è quello di recarsi prioritariamente dal pediatra di famiglia e seguire le sue indicazioni. “È necessario avere pazienza – dice Selicorni – perché c’è un decorso in tutte le cose. Tanti genitori si presentano al pronto soccorso ai primi sintomi del bambino, ma così i medici non possono fare una valutazione corretta. La febbre normalmente dovrebbe passare in 48 ore, ma il quadro dipende anche dall’età del bambino. La febbre nel neonato di poche settimane è sempre un campanello di allarme, mentre per il bambino di 3 anni è diverso. Nel caso di persistenza dei sintomi e difficoltà respiratorie, – continua il primario – sarà il pediatra a richiedere una valutazione ospedaliera per effettuare maggiori accertamenti”.
Il primo consiglio resta quello della vaccinazione. “La tendenza diffusa è dire “Cosa vaccino a fare un bambino?”. Ma la vaccinazione, – dice Selicorni – che in questo caso è anche spray, previene le complicanze che possono insorgere con l’influenza”. Se sono molto diffusi in questo periodo le bronchiti e le bronco-polmoniti, sta andando meglio con le bronchioliti. “È possibile che la profilassi con il nuovo prodotto utilizzato sui neonati stia dando i suoi frutti – spiega Selicorni – Stiamo registrando un numero più basso di ricoveri e forme meno severe della malattia. Gli anni scorsi tanti bambini sono finiti in terapia intensiva, quest’anno non è accaduto”.