(ANSA) – TRIESTE, 12 GEN – Dopo oltre vent’anni di battaglie giudiziarie tra Gorizia, Trieste e Bologna, ed errori di calcolo da parte della magistratura, a un operaio vittima di un grave infortunio nel 2003 è stato riconosciuto un risarcimento superiore rispetto a quanto stabilito inizialmente: oltre 136mila euro (più 26.000 di spese) invece che 71mila. Cifra che dovrà pagare Palazzo Chigi, secondo quanto stabilito dalla Corte di Appello di Bologna, foro competente per le controversie giudiziarie a Trieste. Lo riporta Il Gazzettino. In applicazione della legge Vassalli sulla responsabilità civile delle toghe, i magistrati di Bologna hanno riconosciuto "negligenza inescusabile" compiuta in sede processuale per una errori nel calcolo nel risarcimento per l’amputazione di un braccio in un incidente sul lavoro nel 2003, appunto, quando l’operaio, residente a Ronchi dei Legionari (Gorizia), aveva 27 anni, come precisa Il Gazzettino. Attraverso l’avvocata Alessandra Gracis del foro di Treviso, l’uomo ha avviato una vertenza per ottenere oltre alla liquidazione del danno non patrimoniale, anche quello da lucro cessante vista la perdita di guadagno per la mancanza di un arto. In primo grado il Tribunale di Gorizia nel quantificare la cifra secondo le tabelle in vigore, il giudice scambiò il coefficiente di 18,377 per un importo di 18.377 lire (9,49 euro) che, moltiplicato per stipendio e percentuale di invalidità dava 70.846,975 euro. Errore non notato nemmeno alla Corte di Trieste davanti alla quale l’operaio aveva impugnato la sentenza del Tribunale di Gorizia, che dunque confermò il primo grado. (ANSA).