(ANSA) – PALERMO, 07 GEN – Una data storica, il 10 gennaio 1991, da ricordare quale spartiacque tra il silenzio che aleggiava sui tanti imprenditori che subivano in silenzio la violenza della criminalità mafiosa e l’inizio di un percorso che darà vita al movimento antiracket. Quel giorno, infatti, sulle pagine del Giornale di Sicilia, fu pubblicata la famosa lettera con cui Libero Grassi si rivolgeva al "Caro estortore" dichiarando pubblicamente di rifiutarsi di pagare il "pizzo". La lettera di Grassi rappresentò un atto di sfida che squarciò il velo di silenzio, facendo emergere una ribellione civile, sociale ed economica. Libero Grassi pagò con la vita per il suo coraggio, venendo assassinato dalla mafia il 29 agosto dello stesso anno, ma la sua denuncia pubblica rappresentò il punto di inizio di un cammino di ribellione al racket. Proprio per questo motivo dalle 11 alle 13.30 di venerdì 10 gennaio nella sede della Camera di Commercio di Palermo, in via Emerico Amari 11, "Sos Impresa Rete per la Legalità" promuove, in collaborazione con "Solidaria", la Prima Giornata Nazionale Antiracket, proponendola come occasione annuale per fare il punto sulla lotta al racket. "Crediamo che la voce di Libero Grassi non si sia spenta il 29 agosto del 1991. Per questo – afferma Fausto Amato, coordinatore nazionale dei legali di Sos Impresa – chiediamo che il giorno della pubblicazione della sua "Lettera al caro estortore" sia riconosciuto dal Parlamento come data simbolo della lotta contro il racket. L’istituzione del 10 gennaio come "Giornata nazionale antiracket" consentirà di promuovere in ogni scuola, in ogni comunità, in tutto il Paese, iniziative, dibattiti e convegni, commemorando chi si è opposto al racket della mafia, ma anche portando avanti progetti in favore delle vittime che, denunciando, hanno fatto la stessa scelta di Grassi: stare dalla parte dello Stato e dire no alla mafia". (ANSA).