(ANSA) – CAGLIARI, 30 DIC – Dalla Regione Sardegna arriva un No deciso al governo sulla linea per la riorganizzazione della rete scolastica sarda. La delibera approvata oggi dalla giunta Todde – spiega una nota della Regione – "definisce bene il perimetro entro il quale ci si sta muovendo". Questi i punti principali ribaditi dalla Regione: agire per contrastare un dimensionamento scolastico iniquo basato su numeri stimati, ma nel contempo scongiurare il commissariamento da parte del Governo centrale; dare sostegno economico agli enti locali sede di autonomie scolastiche accorpate, per agevolare le scuole nella programmazione di attività extracurricolari e servizi; lavorare come Regione per approvare subito un disegno di legge che definisca le competenze costituzionali sul tema; sostenere l’azione parlamentare, con l’intervento già in corso sugli emendamenti alla Legge "Milleproroghe", per la concessione di un’ulteriore deroga di un anno per le autonomie dimensionate e, parallelamente, continuare a lavorare in Commissione Bilaterale sull’attuazione del principio costituzionale di insularità anche in tema di organizzazione scolastica. Il Ministero, con il decreto n.127 del 2023 – ricorda la Regione Sardegna – ha individuato, in virtù di una programmazione triennale, per l’anno scolastico in corso, nove autonomie scolastiche da accorpare, sulla base di una stima della popolazione studentesca. Questi dati, utilizzati come base di calcolo per il dimensionamento, non tengono però conto del numero reale di studenti e studentesse – sostiene l’esecutivo guidato da Alessandra Todde – che arriva a circa 3000 unità in più rispetto alle stime. La giunta regionale ha adottato la delibera basandosi sui numeri reali, al pari dell’azione di altre Regioni come la Campania e la Toscana, per le quali a breve si pronunceranno nel merito i giudici amministrativi. Per quanto concerne la riorganizzazione della rete scolastica in Sardegna dunque, la giunta regionale presenta un dimensionamento di sei istituti invece che nove. La scelta è ricaduta su Istituti comprensivi del primo ciclo, dello stesso Comune o di Comuni vicini tra loro, con un numero di alunni e alunne mai superiore alle 1300 unità, come da linee guida recentemente approvate. (ANSA).