(ANSA) – GENOVA, 27 DIC – "Avrei preferito non essere qui. E’ morto un collega, un padre di famiglia. Io sono un miracolato. Con Randazzo non abbiamo litigato, non so cosa sia successo". Sulla sedia a rotelle, all’uscita di palazzo di giustizia a Genova, l’operaio rimasto ferito nell’incidente in porto a Genova la notte tra il 17 e il 18 dicembre spiega così quanto accaduto. Quella notte il portuale Giovanni Battista Macciò è stato travolto e ucciso dalla ralla, un mezzo che trasporta i container, guidata da un terzo camallo, Patrizio Randazzo. L’operaio ferito è stato sentito in procura per due ore dalla pm Arianna Ciavattini insieme all’aggiunto Francesco Pinto, coordinatore del gruppo Salute e Lavoro. Sulla manovra della ralla ripresa dalle telecamere di sorveglianza e apparsa ‘anomala’ agli investigatori, spiega: "Quel tipo di inversione viene fatta spesso nel piazzale. Non so cosa sia successo esattamente. Forse Randazzo ha avuto un colpo di sonno o ha perso il controllo". L’investitore è descritto dai colleghi come un uomo rude e portato a comandare sugli altri. Il ferito è stato dimesso anche se, come lui stesso spiega fuori dal tribunale, "ho lo sterno e una vertebra fratturata e ci vedo ancora un pò male". Gli investigatori hanno sentito le comunicazioni via radio tra Randazzo e il collega ferito e anche da lì non emergerebbe nessun dissidio o lite. La scorsa settimana sono stati iscritti nel registro degli indagati oltre all’investitore anche Antonio Benvenuti, console della Culmv (la Compagnia unica lavoratori merci varie) e vertici e membri del Psa. Un atto dovuto per consentire loro di potere partecipare alla perizia sul mezzo con loro consulenti. Per il primo potrebbero esserci profili di omessi controlli sui propri dipendenti. Mentre per i secondi si potrebbe profilare una omissione dei controlli sullo svolgimento delle manovre nei piazzali del terminal. Oggi, intanto, si sono svolti al cimitero di Staglieno i funerali di Macciò. (ANSA).