Mezzo secolo di crimini, dai sequestri di persona agli omicidi passando per riciclaggio e traffico di armi e droga. Sono state necessarie tre udienze in Corte d’Assise a Como per la testimonianza dell’ispettore della polizia di Stato Liliana Ciman, incaricata nel 2022 di effettuare indagini sul rapimento e omicidio nel 1975 di Cristina Mazzotti, alla luce di nuovi elementi che hanno portato poi alla riapertura del caso. Oggi la sesta udienza del nuovo processo, l’ultima dell’anno. Già fissato il calendario con le prossime date, nel 2025. Durante il processo, alla Corte è stata comunicata la notizia della morte, a fine novembre, di uno degli imputati, il boss Giuseppe Morabito, 80 anni, che esce così dal procedimento
Dopo aver risposto alle domande del pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Cecilia Vassena, che nell’aula della Corte d’Assise di Como rappresenta l’accusa, l’ispettore Ciman, da poco in pensione, ha risposto poi alle domande dei difensori degli imputati, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia e Demetrio Latella, oltre a Giuseppe Morabito, uscito però ora dal processo. Sono sospettati di essere mandante ed esecutori materiali del rapimento di Cristina Mazzotti, sequestrata a 18 anni, morta durante la prigionia e abbandonata in una discarica di rifiuti. Sono accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio, in concorso, aggravato dalla crudeltà, dai motivi abbietti, dalla minorata difesa della vittima.
Dei quattro imputati, solo uno, Demetrio Latella aveva già ammesso di aver partecipato al sequestro di Cristina. L’ispettore Ciman è ripartita dai documenti del 1975 e ha poi rianalizzato decine di fascicoli per ricostruire nel dettaglio la storia degli imputati.